Tunisi (Tunisia), 20 mag. (LaPresse/AP) – Amina Tyler, l’attivista tunisina arrestata ieri a Kairouan dopo aver scritto la parola ‘Femen’ sul muro della moschea Okba Ibn Nafaa, sacra per i salafiti, verrà indagata per “atti provocatori” in un centro religioso. Lo comunica il ministero dell’Interno tunisino, attraverso il portavoce Mohammed Ali Aroui che, parlando con i giornalisti ha sostenuto che si è trattato di “un atto di provocazione”, contro la morale e le tradizioni della società tunisina, che è una società musulmana”.

Intanto il gruppo femminista ucraino Femen sottolinea che l’arresto è avvenuto proprio per la scritta sulla moschea, smentendo invece la notizia secondo cui la ragazza si sarebbe messa a seno nudo davanti all’edificio religioso. In un video pubblicato sul sito internet del gruppo, la 19enne compare sembra vestita. In serata la madre Wafa, sentita da Associated Press, si è detta “molto preoccupata” per la figlia. “Ho paura – ha detto – che venga condannata dal tribunale. Soffre di problemi psicologici”.

Ieri la stampa tunisina riferiva dell’arresto, evidenziando che l’attivista era stata fermata per evitare aggressioni nei suoi confronti; la stampa riportava però, oltre alla notizia della scritta sul muro di un cimitero vicino alla moschea, anche che la ragazza si era denudata davanti al luogo di culto. Un video pubblicato dal sito tunisino Nawaat mostra la 19enne con i capelli biondi ossigenati, portata via dalla polizia. Durante il fermo, un residente grida alla telecamera: “Lei ci sta disonorando. Proteggeremo la nostra città, ma una ragazza indecente come lei non può venire tra noi”.

A marzo Amina aveva pubblicato alcune fotografie in topless con la frase ‘Il mio corpo mi appartiene’ direttamente scritta sulla pelle. E aveva dovuto nascondersi dopo aver ricevuto minacce di morte. La famiglia la condusse da alcuni familiari fuori da Tunisi, prima che lei riuscisse a fuggire e raggiungere degli amici. Ad aprile aveva fatto sapere che avrebbe voluto compiere una nuova protesta eclatante prima di trasferirsi in Francia per studiare giornalismo.

Quella di ieri è stata una giornata ricca di tensioni nel Paese nordafricano, patria della Primavera araba. Dopo il no del governo alla conferenza annuale del gruppo Ansar al-Shariah, centinaia di salafiti sono infatti scesi in piazza. Scontri fra polizia e manifestanti sono scoppiati proprio a Kairouan, dove avrebbe dovuto tenersi l’evento proprio ieri, e vicino Tunisi. Un manifestante salafita 27enne è morto nel sobborgo Ettadhamen della capitale. Il portavoce del ministero dell’Interno spiega che Amina è riuscita a entrare a Kairouan, superando diversi posti di blocco della polizia, poiché indossava un velo e gli agenti non l’hanno riconosciuta.

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