Monaco (Germania), 6 mag. (LaPresse/AP) – Si è aperto a Monaco di Baviera il processo alla cellula neo-nazista Nationalsozialistischer Untergrund (Nsu), accusata dei cosiddetti ‘omicidi del kebab’. I giudici lo hanno poi aggiornato al 14 maggio, per decidere sulla richiesta di ricusazione da parte della difesa. Altissima l’attenzione da parte dei media tedeschi e internazionali e in campo rigide misure di sicurezza. In cinque alla sbarra, che sono comparsi in pubblico per la prima volta dal loro arresto, avvenuto oltre un anno fa. La cellula è ritenuta responsabile di una serie di uccisioni compiute fra il 2000 e il 2007, le cui vittime erano soprattutto immigrati. Il gruppo è stato scoperto però solo a novembre del 2011, sollevando così dubbi sulla capacità delle autorità tedesche di evitare reati del genere.

MISURE SICUREZZA PER RISCHIO CORTEI ESTREMA DESTRA. Fuori dal tribunale la polizia ha innalzato barriere di sicurezza per prepararsi all’eventualità di possibili proteste da parte di gruppi estremisti di estrema destra, mentre centinaia di giornalisti facevano la coda per assicurarsi uno dei pochi posti disponibili all’interno. La principale imputata, la 38enne fondatrice del gruppo Beate Zschaepe, indossa un abito scuro ed è entrata in aula a braccia conserte. I giudici hanno autorizzato i media a riprenderla in volto.

LA CELLULA NEO-NAZISTA. La cellula Nsu, nata in Turingia, era composta da tre membri: la fondatrice del gruppo Beate Zschaepe, 38 anni, che è l’unica ancora in vita e la principale imputata al processo; Uwe Boehnhardt di 34 anni e Uwe Mundlos di 38 anni. Questi ultimi due, complici della Zschaepe, sono stati trovati morti a novembre del 2011 in un apparente omicidio-suicidio. È proprio dopo il ritrovamento dei due che Beate Zschaepe si è consegnata alle autorità e gli inquirenti hanno finalmente scoperto l’esistenza della cellula neo-nazista, anche perché hanno ritrovato la pistola utilizzata per i delitti.

GLI OMICIDI DEL KEBAB. Gli omicidi sono stati compiuti fra il 2000 e il 2007. Molte delle vittime erano stranieri proprietari di chioschi di kebab, da cui la definizione ‘delitti del kebab’; inoltre il gruppo è responsabile dell’omicidio di una poliziotta nella città sudoccidentale di Heilbronn nell’aprile del 2007.

BEATE ZSCHAEPE. La principale imputata, Beate Zschaepe, rischia l’ergastolo perché è accusata dalla procura di avere partecipato a 10 omicidi compiuti fra il 2000 e il 2007: si tratta di otto turchi, un greco e una poliziotta. La giovane è accusata inoltre di essere coinvolta in almeno due attacchi bomba e 15 rapine in banca realizzate con i suoi due complici, Uwe Mundlos e Uwe Boenhardt, entrambi morti a novembre 2011 in un apparente omicidio-suicidio.

I 4 COMPLICI CO-IMPUTATI. Con Zschaepe sono alla sbarra quattro uomini, accusati di avere fornito assistenza al gruppo neo-nazista in vario modo. Si tratta di: Ralf Wohlleben, 38 anni, e Carsten Schultze, 33, entrambi accusati di avere fornito alla cellula Nsu le armi e i silenziatori usati in nove degli omicidi; Andre Eminger, 33 anni, accusato di complicità per due rapine in banca e un attacco bomba del 2001 nella città vecchia di Colonia; infine Holger Gerlach, 39 anni, su cui pendono tre capi di imputazione per sostegno a un’organizzazione terroristica.

LE CRITICHE AI SERVIZI DI SICUREZZA. La scoperta della cellula neo-nazista ha provocato in Germania un vero e proprio terremoto nei servizi di intelligence. Sia Beate Zschaepe, sia i quattro co-imputati, infatti, erano noti alle autorità tedesche prima della scoperta della cellula. Molti dunque si sono chiesti in Germania come sia possibile che i servizi di sicurezza tedeschi, con la loro rete di informatori negli ambienti dell’estrema destra, abbiano potuto lasciarsi sfuggire per così tanto tempo l’esistenza del gruppo. Per anni la polizia ha invece ritenuto che gli immigrati vittime degli ‘omicidi del kebab’ fossero stati uccisi perché coinvolti in gang straniere legate a droga e gioco d’azzardo. Dai primi di luglio 2012 hanno lasciato l’incarico diversi funzionari, tra cui il direttore dell’agenzia nazionale di intelligence Heinz Fromm. I funzionari sono stati accusati talvolta di avere distrutto documenti legati al caso e talvolta di avere trascurato importanti trascrizioni di intercettazioni telefoniche, non fornendole al Parlamento.

LA DIFESA DENUNCIA PROCESSO MEDIATICO. Uno dei tre legali di Zschaepe ha denunciato una “esecuzione da parte dei media” ai danni della sua cliente. La scorsa settimana Wolfgang Stahl, questo il nome dell’avvocato, ha affermato all’emittente pubblica Swr che la donna viene descritta come “un’incarnazione del diavolo, una omicida, il membro di una gang di assassini, una sposa nazista o una killer nazista” in un modo che influenzerebbe i giudici del processo. Gli avvocati hanno annunciato che la donna resterà in silenzio durante il lungo processo. In base alla legge tedesca, Zschaepe non deve rendere alcuna dichiarazione di innocenza o colpevolezza fino alla fine, ma i suoi avvocati hanno già fatto sapere che contesteranno le accuse formulate dai procuratori.

LE FAMIGLIE DELLE VITTIME. I familiari delle persone uccise e dei sopravvissuti agli attacchi bomba, in particolare, hanno detto chiaramente che sperano non solo di ricevere giustizia, ma anche di riuscire a capire come venissero scelte le vittime, dal momento che tra loro non c’era nessun personaggio di alto profilo.

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