Velika Ivanca (Serbia), 12 apr. (LaPresse/AP) – Centinaia di persone hanno partecipato ai funerali delle 13 persone uccise nella sparatoria avvenuta martedì nel villaggio serbo di Velika Ivanca, vicino a Belgrado. Ieri l’uomo responsabile della strage, il veterano di guerra Ljubisa Bogdanovic, è morto per le ferite riportate. Dopo aver ucciso le 13 persone, tra cui sua madre, suo figlio e un cuginetto di due anni, il 60enne ha rivolto l’arma contro se stesso e la moglie. Quest’ultima rimane ricoverata in ospedale in condizioni gravi. Il movente della sparatoria non è ancora stato stabilito.

Le bare con i corpi delle vittime sono state disposte su un tappeto rosso davanti alla chiesa del villaggio. Quando hanno suonato le campane, molti partecipanti alla cerimonia sono scoppiati a piangere. L’autore della strage non aveva precedenti penali né noti problemi di salute mentale. Era veterano delle guerre nei Balcani e l’anno scorso aveva perso il lavoro in una fabbrica di lavorazione del legname. I residenti di Velika Ivanca hanno riferito che l’uomo ha prima ucciso la madre e il figlio, dopodiché è uscito e ha iniziato a sparare a vicini di casa. Molti abitanti del villaggio hanno descritto il 60enne come silenzioso e disponibile. Sua moglie, ricoverata in un ospedale di Belgrado, ha detto però ai medici che Bogdanovic aveva “un carattere cattivo” e spesso picchiava lei e il figlio 42enne che viveva con loro.

Sparatorie come quella di martedì sono relativamente rare in Serbia, anche se nel Paese balcanico le armi sono facilmente disponibili. La polizia ha fatto sapere che Bogdanovic aveva una licenza per la pistola usata per compiere il massacro. Dopo la sparatoria, diversi funzionari e osservatori serbi hanno fatto appello al governo di Belgrado affinché rafforzi i controlli sulle armi e le analisi mediche e psicologiche dei veterani di guerra, e affronti altri problemi sociali.

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