Nuova Delhi (India), 3 gen. (LaPresse/AP) – La polizia indiana ha presentato accuse di stupro e omicidio per cinque sospettati delle violenze del 16 dicembre a Nuova Delhi ai danni della studentessa poi morta a Singapore. Per le accuse rischiano la pena di morte, che la polizia ha fatto sapere di voler chiedere. I media avevano annunciato l’assenza dei sospettati in aula, perché rischierebbero il linciaggio e per timori per l’ordine pubblico. Oltre ai cinque che saranno processati in un tribunale ordinario, è sospettato un sesto uomo che si è però dichiarato minorenne. Dovrebbe pertanto essere giudicato da un tribunale minorile, dove rischia al massimo una pena a tre anni in riformatorio.

Il pubblico ministero Rajiv Mohan ha anche chiesto che il processo sia a porte chiuse, mentre una nuova udienza è stata fissata per sabato. Nella sessione di oggi nel tribunale, l’accusa ha presentato un documento di oltre mille pagine in cui ha elencato le accuse, tra cui quelle di stupro, rapimento e omicidio. La ragazza, tenuta per ore su un bus dove i sei uomini l’hanno violentata a turno, è stata infatti picchiata e seviziata così brutalmente da morire dopo due settimane di agonia. Anche l’amico di cui era in compagnia è stato picchiato, prima di essere gettato in strada con lei. Trenta persone sarebbero elencate nel documento come testimoni e tra le dichiarazioni raccolte ci sarebbero anche quelle registrate dalla studentessa prima di morire. L’associazione degli avvocati indiani ha fatto sapere ieri di non intendere assumere la difesa dei presunti responsabili, ma è attesa la nomina d’ufficio da parte del tribunale.

Oggi è stata resa nota l’identità dei cinque adulti. Si tratta del guidatore del bus su cui nella notte del 16 dicembre si sono consumate le violenze, Ram Singh di 33 anni; del fratello addetto alle pulizie dei bus per la stessa azienda, Mukesh Singh, 26 anni; del venditore di frutta Pavan Gupta, di 19 anni; di un altro addetto alle pulizie della compagnia, Akshay Singh, di 24 anni; di un insegnante di ginnastica, Vinay Sharma, di 20 anni. Anche il proprietario della compagnia dei bus su cui sono state commesse le violenze è stato arrestato, perché avrebbe falsificato documenti per ottenere permessi di usare i mezzi per servizi privati.

Intanto, nel Paese le proteste non si placano. L’ultima oggi, proprio all’esterno del tribunale di Nuova Delhi in cui si è svolta l’udienza. Nella dimostrazione una cinquantina di avvocatesse ha chiesto, scandendo slogan e alzando cartelli, che siano apportati cambiamenti radicali e globali al sistema giudiziario, per assicurare giustizia per le donne vittime di violenze. ‘Punire la polizia, sensibilizzare la magistratura, sradicare lo stupro’, si leggeva su uno dei cartelli alzati dalle professioniste.

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