L’Aia (Olanda), 18 dic. (LaPresse/AP) – La Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aia ha assolto il signore della guerra congolese Mathieu Ngudjolo Chui dalle accuse di crimini di guerra e contro l’umanità. Le accuse contro Ngudjolo riguardavano gli attacchi del 2003 contro il villaggio congolese di Bogoro e lo stupro di circa 200 persone, fra cui donne e bambini. Il procuratore capo della Corte penale internazionale, Fatou Bensouda, ha annunciato subito dopo il verdetto l’intenzione di fare ricorso e di chiedere che il colonnello dell’esercito congolese sia tenuto in custodia.
L’assoluzione del colonnello giunge in un momento in cui il suo Paese è ancora zona di guerra, con ribelli presumibilmente sostenuti dal Ruanda che si confrontano con le forze del governo. I giudici della Cpi, intanto, stanno esaminando le prove anche contro Germain Katanga, altro leader della milizia alla sbarra con Ngudjolo, e per il prossimo anno è atteso il verdetto sul suo caso.
Ngudjolo Chui, in giacca e cravatta, ha ascoltato in piedi nell’aula del tribunale il verdetto pronunciato dal presidente della corte Bruno Cotte, senza mostrare alcuna emozione per l’assoluzione. I giudici della Cpi hanno dichiarato di aver ritenuto inaffidabili le testimonianze di tre dei principali testimoni dell’accusa e hanno aggiunto che i procuratori non sono stati in grado di provare con certezza che Ngudjolo Chui abbia guidato l’attacco al villaggio di Bogoro. Tuttavia il giudice Cotte ha puntualizzato: “Se non è stata fornita una prova di colpevolezza ogni ragionevole dubbio, ciò non significa che nel villaggio non sia accaduto nulla”. L’accusa nel processo ha sostenuto che gli abitanti del villaggio siano stati uccisi a colpi di machete e molti di loro violentati dai combattenti ribelli.
Duro il commento di Human Rights Watch. “L’assoluzione di Mathieu Ngudjolo Chui lascia senza giustizia per le sofferenze subite le vittime del villaggio di Bogoro e di altri massacri compiuti dalle sue forze”, ha commentato il gruppo per la difesa dei diritti umani. Aggiungendo: “Il procuratore capo della Cpi deve rafforzare le proprie indagini sui responsabili dei gravi crimini commessi nella provincia di Ituri, fra cui quelle su alti ufficiali di Congo, Ruanda e Uganda che hanno appoggiato i gruppi armati locali”.
Quello di oggi è il secondo verdetto emesso dalla Cpi nei suoi dieci anni di storia, dalla fondazione del 2002, ed è anche la prima assoluzione. L’unico altro giudizio emesso finora è stato contro un altro leader ribelle congolese, Thomas Lubanga, condannato a 14 anni di prigione per avere arruolato bambini soldato nelle battaglie di Ituru. Nelle sue inchieste la Corte ha investigato su vari esponenti di spicco, come il presidente sudanese Omar al-Bashir e l’ex presidente ivoriano Laurent Gbagbo. Al-Bashir rifiuta di consegnarsi alla Corte, mentre Gbagbo è già in custodia in attesa di un possibile processo.
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