New York (New York, Usa), 8 dic. (LaPresse/AP) – Una serie di indagini preliminari da parte delle forze di peacekeeping delle Nazioni unite in Congo indica che i soldati dell’esercito nazionale hanno commesso stupri, saccheggi e altre violazioni dei diritti umani dopo la ritirata da Goma, conquistata e poi lasciata dal gruppo ribelle M23. Per ora l’Onu non può confermare la notizia di 72 stupri nell’area di Minova, a circa 60 chilometri a sud di Goma ma, riferisce il vice portavoce delle Nazioni unite, Eduardo del Buey, le indagini iniziali hanno messo in evidenza che alcuni elementi dell’esercito congolese hanno commesso diverse violazioni.

Il personale Onu che si trova nel Paese africano sta conducendo ulteriori indagini e ha espresso serie preoccupazioni alle autorità del Congo. Del Buey spiega inoltre che l’Onu sta lavorando con i partner locali e le autorità sanitarie del Kivu Sud per rendere disponibile l’assistenza medicale alle vittime delle violenze sessuali nei centri medici dell’area di Minova.

Da giugno, spiega inoltre il portavoce, la missione Onu ha anche ricevuto notizia di gravi violazioni dei diritti, compresi omicidi e ferimento di civili, stupro, saccheggio e reclutamento forzato dei bambini, da parte dell’M23 a Goma e nelle aree vicine. La missione dell’Onu, ha aggiunto il portavoce, può confermare l’omicidio e il ferimento di civili così come gli atti di saccheggio commessi dai ribelli a Goma e nelle zone circostanti. Il gruppo M23, composto da centinaia di soldati che hanno disertato dall’esercito regolare ad aprile e hanno il sostegno del Ruanda, ha preso il controllo di molti villaggi e città nell’est del Paese negli ultimi sette mesi. Un’avanzata terminata con la conquista di Goma il 20 novembre. Solo dopo giorni di negoziazioni e intensa pressione internazionale, il gruppo si è ritirato dalla città la scorsa settimana.

L’M23, ha spiegato il capo delle forze di peacekeeping dell’Onu Herve Ladsous parlando ieri con i giornalisti, ha completato il ritiro da Goma, e all’aeroporto sono riprese le regolari attività. Tuttavia, ancora alcune frange ribelli rimangono a nord della città. La forza di pace dell’Onu sta pattugliando Goma assieme a circa 2.400 poliziotti congolesi tornati in città. La situazione nell’est del Paese africano, aveva commentato ieri l’ambasciatore tedesco all’Onu, Peter Wittig, che presiede il Gruppo di lavoro dell’Onu sui bambini e i conflitti armati, “è un triste ricordo del fatto che i civili, soprattutto donne e bambini, continuano a sostenere il peso della guerra e del conflitto”.

Secondo la missione Onu, oltre 50 bambini sono morti nell’est del Congo lo scorso mese. Nei primi dieci mesi dell’anno, ha aggiunto Wittig, la missione Onu ha confermato la morte di 143 bambini nell’est, quasi il triplo di quelli uccisi ogni anno da quattro anni a questa parte. Da quanto ha riferito ancora l’ambasciatore tedesco, sembra che l’M23 abbia reclutato con la forza almeno 300 bambini soldato, una pratica sempre più diffusa anche in altri gruppi armati. “Ci sono testimonianze raccapriccianti – ha detto – di piccoli che confermano come i comandanti dell’M23 abbiano ucciso i bambini soldato che hanno provato a scappare”.

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