New York (New York, Usa), 29 nov. (LaPresse/AP) – Il grande giorno per il popolo palestinese è arrivato. Oggi infatti si terrà il voto all’Assemblea generale delle Nazioni unite sul riconoscimento della Palestina come Stato osservatore non membro dell’Onu. In mattinata l’Assemblea generale si riunirà per la sessione che celebrerà il Giorno internazionale della Solidarietà con il popolo palestinese, mentre il voto si terrà nel pomeriggio alle 15 ora locale (le 21 in Italia). Israele e il suo stretto alleato, gli Stati Uniti, hanno chiaramente espresso la propria opposizione alla richiesta e alimentato una campagna per il no con l’avvicinarsi del voto. L’Europa risulta ancora in parte indecisa sul da farsi, ma molti Paesi negli ultimi giorni hanno fatto sapere che voteranno sì. Tra loro Italia, Spagna, Francia, Irlanda, Grecia, Danimarca, Norvegia e Islanda. Si asterrà invece la Germania, come comunicato questa mattina dal ministro degli Esteri Guido Westerwelle, mentre probabilmente l’Olanda sceglierà il no.
LE PRESSIONI DEGLI USA. Ieri il vicesegretario di Stato Usa William Burns ha tentato l’ultima carta incontrando a New York il presidente dell’Anp Mahmoud Abbas, promettendo che il presidente Barack Obama si porrà come mediatore nel 2013 se sarà abbandonato il tentativo di riconoscimento dello Stato. Ma, come ha fatto sapere il consigliere di Abbas Saeb Erekat, il capo dell’Anp non ha alcuna intenzione di rinunciare. Sempre ieri, il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha messo in guardia sul fatto che il voto all’Onu non aiuterà i palestinesi a raggiungere il proprio obiettivo di avere un Paese indipendente, mentre il Congresso ha minacciato sanzioni se i palestinesi si fossero sottoposti al voto dell’Assemblea sul riconoscimento. Il senatore repubblicano Orrin Hatch ha presentato un emendamento a un provvedimento della Difesa che prevede l’eliminazione dei finanziamenti per le Nazioni unite se l’Assemblea generale si esprimerà in maggioranza per il sì, sostenendo che chiedere il voto “è un approccio assolutamente sbagliato”. Sullo stesso tono il governo israeliano, con il portavoce Mark Regev secondo cui la richiesta palestinese “viola lo spirito e le parole dell’accordo firmato per risolvere la questione attraverso i negoziati”.
VOTO IMPORTANTE PER LEADERSHIP ABBAS. I palestinesi hanno scelto il Giorno internazionale della Solidarietà con il popolo palestinese per procedere al voto. Prima che i membri si esprimano, ci saranno una serie di discorsi da parte degli Stati sostenitori che si concentreranno sui diritti del popolo palestinese. Tra gli altri è previsto anche l’intervento dello stesso Abbas che poi tornerà davanti all’Assemblea nel pomeriggio per presentare il caso. Il voto è particolarmente importante anche per il presidente dell’Anp e la sua leadership. E arriva in un momento particolare, vista la recente offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza, costata la vita a oltre 160 palestinesi. Pochi giorni dopo il raggiungimento dell’accordo per il cessate il fuoco mediato dall’Egitto tra Israele e Hamas, il leader della formazione islamica, Khaled Meshaal, ha dato il proprio esplicito sostegno all’iniziativa internazionale del capo dell’Anp. Ma le pressioni internazionali contro il voto rimangono forti.
LIEBERMAN A NEW YORK. I diplomatici dell’Onu hanno fatto sapere che ascolteranno con attenzione il discorso di Abbas davanti all’Assemblea, per capire se lascerà spazio e promuoverà nuovi negoziati. I palestinesi, come precondizione per riprendere i colloqui, hanno chiesto il congelamento degli insediamenti israeliani. Richiesta a cui il governo di Tel Aviv si è sempre opposto. Come segno della volontà di fare sentire ancor più la propria voce, in occasione del voto di oggi, è volato a New York anche il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, il quale dovrebbe incontrare il segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon prima del voto. L’ambasciatore israeliano all’Onu, Ron Prosor, dovrebbe invece parlare all’assemblea dopo Abbas.
LE PREVISIONI SUL VOTO. In realtà l’approvazione della richiesta palestinese sembra scontata. Su 193 Paesi membri dell’Onu, infatti, 132 hanno già riconosciuto lo Stato di Palestina. Il corteggiamento dell’Anp è rivolto però principalmente ai Paesi europei, in parte ancora divisi sulla questione, con la Germania che ha fatto sapere questa mattina che si asterrà e l’Olanda schierata per il no. “Se ci sarà un risultato scarso, vinceranno i radicali”, ha commentato l’ambasciatore dell’India all’Onu Hardeep Singh Puri. Il voto di oggi arriva dopo che lo scorso anno gli Stati Uniti avevano annunciato che avrebbero posto il veto in Consiglio di sicurezza all’approvazione della Palestina come Stato membro a tutti gli effetti fino a quando non ci sarà un accordo di pace con Israele. Dopo l’ingresso nell’Unesco da parte palestinese, inoltre, gli Stati Uniti hanno ritirato i propri finanziamenti all’organizzazione dell’Onu, ossia il 22 per cento del suo intero budget.
Twitter @ilyleccardi
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