L’Aia (Olanda), 29 nov. (LaPresse/AP) – Il Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia ha assolto l’ex primo ministro del Kosovo ed ex comandante dell’Uck Ramush Haradinaj da tutte le accuse di crimini di guerra relative al conflitto del 1998-1999. Oltre a lui, assolti anche due ex membri dell’Esercito di liberazione del Kosovo, Idriz Balaj e Lahi Brahimaj, accusati di aver ucciso e torturato cittadini serbi e loro sostenitori durante la guerra. Il verdetto di oggi giunge dopo una richiesta di revisione dell’assoluzione del 2008, che i giudici di appello definirono “un aborto della giustizia”, a causa delle ampie intimidazioni nei confronti dei testimoni dell’accusa.

“Finalmente, dopo otto lunghi anni e due lunghi processi, questo tribunale ha dato giustizia a Ramush Haradinaj, agli altri accusati e al popolo del Kosovo”, ha commetato Ben Emmerson, avvocato dell’ex primo ministro. Secondo il giudice presidente della corte, Bakone Moloto, alcuni cittadini serbi e loro sostenitori sono stati picchiati in una struttura dell’Esercito di liberazione del Kosovo, e almeno una persona è morta per le percosse. E in quel caso, ha spiegato il giudice, Haradinaj richiamò uno dei guerriglieri kosovari per il pestaggio con le parole: “Queste cose non devono più accadere perché danneggiano la nostra causa”.

La nuova sentenza apre la strada a un possibile ritorno di Haradinaj sulla scena politica. A confermarlo è anche l’avvocato Emmerson. “Con il consenso del popolo – ha dichiarato ai giornalisti – riprenderà la sua giusta posizione di leader politico del Paese”. Haradinaj, ha detto il legale, vuole guidare un governo che rappresenti tutti i gruppi etnici del Kosovo. “E’ tempo, ha detto, per la riconciliazione”, ha aggiunto l’avvocato. L’attuale primo ministro kosovaro, Hashim Thaci, ha accolto con favore il verdetto, sostenendo che esso vendichi le forze di guerriglia di etnia albanese che hanno combattuto contro la Serbia tra 1998 e 1999. “La nostra lotta per l’indipendenza – ha commentato in una nota – era giusta e sacra”.

Al momento della lettura della sentenza, grandi applausi sono scoppiati in aula. A Pristina, capitale del Kosovo, i sostenitori di Haradinaj hanno accesso fuochi d’artificio e suonato clacson all’impazzata. Altri hanno ballato e cantato, seguendo la lettura del verdetto su un maxi schermo. I tre ex militari dovranno ora essere rilasciati e torneranno in patria in giornata. Haradinaj dovette dimettersi dall’incarico di primo ministro nel 2005, dopo cento giorni al governo, quando la sua imputazione venne annunciata dal tribunale, ma in patria rimane molto popolare. In Kosovo grandi poster erano stati appesi per accogliere il ritorno di Haradinaj ben prima che la Corte dell’Aia emettesse il verdetto.

Certo della sentenza non è soddisfatta la parte serba che, tuttavia, non chiude le possibilità di dialogo. Secondo il procuratore serbo per crimini di guerra Vladimir Vukcevic, l’assoluzione di Haradinaj è “ingiusta” e risultato di una protezione “non professionale” dei testimoni. “Ma – ha aggiunto Vukcevic – dobbiamo rimanere a mente fredda e continuare la cooperazione nella regione. È l’unico modo affinché i crimini di guerra vengano perseguiti e sia fatta giustizia per le vittime”. Morbida anche la reazione del governo di Belgrado. “La continuazione del dialogo e il processo di integrazione in Unione europea sono negli interessi della Serbia”, ha commentato il primo ministro Ivica Dadic, confermando che Belgrado non si ritirerà dai colloqui con Pristina.

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