New York (New York, Usa), 28 nov. (LaPresse/AP) – L’Assemblea generale delle Nazioni unite si prepara al voto sul riconoscimento della Palestina come Stato osservatore non membro. Si tratta di un voto simbolico e la risoluzione sarà quasi sicuramente approvata dalla maggioranza dei 193 membri. Stati Uniti e Israele si oppongono fortemente alla richiesta del presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas, sostenendo che si tratti di un ostacolo al raggiungimento di un accordo di pace. Due terzi dei Paesi membri dell’Onu hanno però già riconosciuto lo Stato di Palestina.

Intanto Abbas è giunto a New York dove prima della votazione interverrà davanti all’Assemblea. In giornata, ha ricevuto la visita in hotel del vicesegretario di Stato statunitense William Burns, che ha tentato l’ultima carta per cercare di bloccare la presentazione della richiesta. Burns, ha spiegato il consigliere di Abbas Saeb Erekat, ha chiesto al presidente dell’Anp “di cambiare idea”. Ma il leader palestinese ha confermato che il voto si terrà domani come da programma.

La comunità internazionale rimane divisa. Alcuni Paesi si sono espressi sulla propria posizione. Altri, come l’Italia, ancora non hanno rivelato come voteranno. Il riconoscimento della Palestina, già membro Unesco, potrebbe rendere più facile il suo ingresso in organismi internazionali come la Corte penale internazionale.

PAESI FAVOREVOLI O INTENZIONATI A DIRE SI’

RUSSIA. Probabilmente sì. L’anno scorso aveva sostenuto la richiesta della Palestina a diventare membro dell’Unesco. Il ministero degli Esteri russo ha fatto sapere di “credere che i palestinesi abbiano il diritto di avanzare questa richiesta”. “Speriamo – si legge nella nota del ministero – che i leader palestinesi abbiano calcolato bene le possibili conseguenze di una simile azione”.

FRANCIA. Sì. Il ministro degli Esteri Laurent Fabius lo ha annunciato ieri davanti al Parlamento. “In ogni caso – ha sottolineato – lo Stato palestinese potrà essere possibile solo tramite colloqui. Chiediamo che questi negoziati tra le due parti inizino senza alcuna condizione e immediatamente”.

CINA. Sì. Il ministro degli Esteri Yang Jiechi ha confermato il sostegno di Pechino alle aspirazioni dei palestinesi dopo un incontro venerdì scorso con l’inviato di Abbas, Bassam al-Salhi.

SPAGNA, NORVEGIA, DANIMARCA e SVIZZERA. Tutti e quattro i Paesi hanno annunciato oggi che voteranno sì. Il governo svizzero ha definito il cambiamento dello status della Palestina all’Onu come “costruttivo e pragmatico”.

AUSTRIA. Sì. Il portavoce del ministero degli Esteri, Martin Weiss, ha detto che Vienna ha deciso di votare sì alla risoluzione dopo che era diventato chiaro che non ci sarebbe stata una posizione comune dell’Unione europea.

IRLANDA. Ha comunicato oggi il suo ok. “Il governo (irlandese, ndr) – ha dichiarato Shane McEntee, funzionario dell’esecutivo, in un discorso al Parlamento – spera davvero che il progresso all’Onu convincerà i palestinesi del fatto che si stanno avvicinando lentamente al raggiungimento del loro obiettivo e del fatto che il loro impegno per una strada politica e per un accordo negoziato con Israele può portare dei frutti”.

ISLANDA. Anche Reykjavik ha annunciato che voterà sì. L’Islanda, ha fatto sapere il ministero degli Esteri, “è in prima linea tra gli Stati che sostengono la causa palestinese” e spera che la risoluzione aiuterà la Palestina a diventare uno Stato membro dell’Onu a tutti gli effetti.

INDIA e GRECIA. Sì.

CONTRARI, ASTENUTI O INTENZIONATI A DIRE NO

STATI UNITI. Contrari.

REGNO UNITO. È probabile che voterà no oppure si asterrà. Il segretario agli Esteri, William Hague, ha spiegato che Londra potrebbe appoggiare la risoluzione solo se i palestinesi si impegnassero in maniera chiara a ritornare immediatamente e senza condizioni ai negoziati con Israele. “Avremmo bisogno di garanzie certe o modifiche (alla richiesta, ndr) per votare di sì”, ha affermato Hague.

GERMANIA. Probabilmente no. È “sicuro che la Germania non voterà per una simile risoluzione”, ha fatto sapere il portavoce del cancelliere Angela Merkel, Steffen Seibert. Il governo non ha tuttavia annunciato chiaramente se Berlino voterà no, oppure si asterrà.

OLANDA. Probabilmente no. “Una pace duratura nella regione può essere raggiunta soltanto se Israele e i palestinesi torneranno al tavolo dei negoziati per raggiungere un accordo finale sulla soluzione a due Stati”, ha spiegato il ministero degli Esteri, Frans Timmermans, in una lettera al Parlamento.

AUSTRALIA. Il governo è diviso sulla questione, ma il primo ministro Julia Gillard ha fatto sapere che Canberra si asterrà. Il premier ha detto al Parlamento che “la politica dei principali partiti è quella di sostenere Israele, sostenere la pace nel Medioriente e sostenere due Stati in Medioriente”.

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