Buenos Aires (Argentina), 28 nov. (LaPresse/AP) – Si è aperto oggi a Buenos Aires, in Argentina, il maxi processo contro un gruppo di ex piloti accusati di aver condotto i cosiddetti voli della morte durante la dittatura militare. Una pratica utilizzata dal regime, nel contesto del Processo di riorganizzazione nazionale, per eliminare i dissidenti politici, gettandoli vivi in mare. Alla sbarra ci sono 68 imputati, accusati di essere responsabili di centinaia di casi di rapimenti, torture e omicidi avvenuti nel centro di detenzione illegale situato all’interno della Esma (Escuela de Mecánica de la Armada), la scuola tecnica della marina a Buenos Aires, negli anni del regime, tra 1976 e 1983. Il processo, che riguarda complessivamente 789 vittime, è il terzo e più grande mai tenuto in merito ai fatti avvenuti alla Esma. Oltre cinquemila prigionieri politici passarono dal carcere illegale e la maggior parte di loro morì o scomparve.

Tra gli imputati al processo anche Alfredo Astiz, noto come l’Angelo della morte, agente sotto copertura del regime, che in quegli anni tra l’altro si infiltrò nel nascente gruppo della Madres de Plaza de Mayo. Tra i piloti imputati compaiono Julio Poch, estradato dalla Spagna dopo una lunga carriera a bordo di voli commerciali in Europa; gli ufficiali della guardia costiera in pensione Enrique Jose De Saint e Georges Mario Daniel Arru, che hanno lavorato per la compagnia di bandiera Aerolineas Argentinas dopo la caduta della dittatura, e l’ex aviatore della marina Emir Sisul Hess. Alcuni ex impiegati di Hess hanno testimoniato che lui stesso narrava che i prigionieri “cadevano come formiche” dagli aerei. Anche gli ex colleghi di Poch hanno ricordato che l’aviatore si vantava dei voli, e definiva i prigionieri come “terroristi di sinistra” che meritavano di morire. Entrambi gli imputati hanno però formalmente negato di aver preso parte ai voli della morte.

Altri processi simili in passato si sono concentrati su ex ufficiali militari e della polizia, ma in questo caso sono alla sbarra anche dei civili. Tra loro Juan Alemann, segretario al Tesoro dell’Argentina durante il regime, accusato di aver partecipato a sessioni di tortura, così come l’avvocato Gonzalo Torres de Tolosa, sospettato di aver preso parte ai voli.

Fin dai primi anni, gli attivisti per i diritti umani avevano sospettato che gli aerei della marina venissero usati per eliminare gli oppositori politici, soprattutto dopo i ritrovamenti di corpi senza vita sulle coste dell’Argentina e dell’Uruguay. Ma il caso scoppiò nel 1995 dopo le rivelazioni dell’ex capitano Adolfo Scilingo che, intervistato dal giornalista Horacio Verbitsky autore del libro ‘Il volo’, ha pubblicamente confessato di aver lanciato trenta vittime in mare nel corso di due voli della morte. Scilingo è stato condannato a oltre mille anni di carcere.

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