Pechino (Cina), 8 nov. (LaPresse/AP) – Si è aperto a Pechino il XVIII Congresso del Partito comunista cinese, che durerà una settimana e farà posto a nuovi leader. Al congresso partecipano 2.268 delegati rappresentanti il partito di 82 milioni di membri. Il presidente Hu Jintao ha dichiarato all’apertura: “Affrontiamo opportunità senza precedenti nello sviluppo, così come nei rischi. Il partito deve tenere a mente la fiducia del popolo”. Nel corso dell’intervento, in cui ha riassunto cinque anni di attività e sottolineato le sfide per il futuro, ha detto: “La lotta contro la corruzione resta per noi una seria sfida”.

Dopo che i delegati hanno ascoltato in piedi l’inno nazionale, hanno osservato un minuto di silenzio per ricordare Mao Tse Tung e altri leader della rivoluzione. Sul muro alle spalle del presidente Hu era appeso un enorme drappo che raffigurava una falce e martello dorati. Al podio sedeva il 95enne Song Ping, veterano della rivoluzione e membro del partito, vestito con una giacca di Mao. Al centro sedeva invece Jiang Zemin, predecessore di Hu e figura centrale nella decisione della nuova leadership del partito.

Nei 90 minuti del discorso, il presidente ha cercato di definire la sua eredità politica e indicare capisaldi al suo successore, il vice presidente Xi Jinping. “Nessuno è al di sopra della legge”, ha detto Hu, applaudito dai delegati e dagli invitati alla Grande sala del popolo a Pechino, in un velato riferimento a Bo Xilai, il politico espulso in seguito a uno scandalo che ha coinvolto anche sua moglie. Hu ha proseguito: “Se non riusciamo ad affrontare bene il problema, potrebbe rivelarsi fatale per il partito, potendone causare il collasso e la conseguente caduta dello Stato”. Per 16 volte ha menzionato la corruzione e le lotte mirate a combatterla, affermando che la Cina necessita di leggi e regole più dure per eliminare i conflitti di interesse, anche se non ha proposto lo svincolo di risorse o altre misure richieste dai riformisti.

Il Congresso cinese giunge in un periodo di crisi con il Giappone a causa delle isole contese Senkaku-Diaoyu, mai chiamate per nome da Hu, che ha spiegato come la Cina stia affrontando complicate minacce alla sicurezza. Il presidente in tal senso ha detto ai delegati che Pechino modernizzerà ulteriormente le sue forze armate e “salvaguarderà risolutamente i suoi diritti marittimi e i suoi interessi, trasformando la Cina in una potenza navale”. Il discorso di Hu è anche un documento di consenso, risultato di oltre un anno di bozze e modifiche apportate dal comitato. Sebbene delinei l’eredità di Hu, la sua vaghezza sembra poter dare a Xi il mandato per esplorare nuovi orizzonti. L’intervento del presidente sembrava anche voler schivare i recenti appelli di notabili del partito in pensione, commentatori e gruppi governativi, che chiedono una maggiore apertura del sistema politico e uno spostamento delle risorse dalle compagnie di Stato.

La piattaforma di Hu mira anche a promuovere una crescita economica bilanciata e un controllo più rigido da parte del governo sulla ‘previsione scientifica dello sviluppo’. Hu ha inoltre affermato che la crescita economica resta la principale soluzione ai problemi della Cina. L’obiettivo del presidente è quello di raddoppiare il pil e le entrate pro capite nel periodo dal 2010 al 2020. Ciò significherebbe una crescita annuale dell’8% che, secondo gli economisti, potrebbe affondare la Cina con un debito molto alto e maggiori sprechi, impedendo il bilanciamento dell’economia nel passaggio dalle imprese di Stato a quelle private e familiari. “Solo lo sviluppo conta”, ha detto Hu in proposito.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: ,