Sanaa (Yemen), 24 set. (LaPresse/AP) – La condizione delle donne in Yemen è peggiorata rispetto a un anno fa, quando le abitanti del Paese arabo giocarono un ruolo significativo nella rivolta contro il governo. È quanto riporta l’Oxfam International che, in un rapporto pubblicato oggi, rivela come quattro donne su cinque sostengono che la propria vita sia peggiorata negli ultimi dodici mesi, per diversi aspetti.
CRISI ALIMENTARE. Di fronte a una crisi umanitaria sempre più grave, che ha causato malnutrizione tra un quarto delle donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni, le 136 intervistate dall’organizzazione in diverse aree dello Yemen hanno dichiarato di dover lottare per sfamare le proprie famiglie e di non riuscire a partecipare alla transizione in corso nel Paese. “La crisi alimentare – spiega Sultana Begum, consigliere delle politiche umanitarie per Oxfam, che ha scritto il rapporto – è il maggiore impedimento. Come possiamo aspettarci che le persone partecipino a questo processo molto importante che deciderà il futuro del Paese, quando in realtà si devono concentrare sulla sopravvivenza giorno per giorno?”.
IMPENNATA DEI PREZZI. Secondo il World Food Program dell’Onu, 10 milioni di yemeniti, ossia quasi la metà dell’intera popolazione, non hanno abbastanza cibo per sfamarsi. La crisi è da imputare a una serie di fattori, tra cui l’impennata dei prezzi di alimenti e carburante nell’ultimo anno. I mercati di città e villaggi sono ricchi di frutta, verdure e carne, ma secondo le organizzazioni private questi alimenti non sono accessibili a gran parte della popolazione che tutti i giorni si confronta con un alto tasso di disoccupazione, rivolte e conflitti interni, che hanno costretto molte famiglie a lasciare le proprie case.
FAMIGLIE IN DIFFICOLTA’. In seguito alla situazione economica, molti yemeniti hanno dovuto vendere terra e bestiame, ritirare i figli da scuola e ricorrere ad altre difficili decisioni per riuscire ad andare avanti. Secondo l’Oxfam, per esempio, molti genitori stanno facendo sposare le proprie figlie molto giovani, già a 12 anni, e inviando i figli maschi oltre il confine dell’Arabia Saudita per farli entrare nel giro di contrabbando del qat, una foglia classificata come droga. “Sono stata in villaggi dove le madri hanno perso i propri figli perché non potevano dar loro da mangiare, a causa della fame”, spiega Caroline Gluck, portavoce dell’organizzazione nella capitale Sanaa.
MANCANZA DI SICUREZZA. Il rapporto, basato su interviste realizzate tra luglio e agosto, riferisce anche che la maggioranza delle donne sostiene di sentirsi meno sicura rispetto a un anno fa. Le preoccupazioni maggiori vengono dalla proliferazione di piccole armi, da scontri a fuoco per le strade di Sanaa, dal rischio di aggressioni sessuali. Nei campi profughi, come in quello di Haradh nel nord, le yemenite rivelano che la crisi ha fatto salire anche il livello della violenza domestica. Le donne sfollate hanno riferito anche di sentirsi poco sicure una volta tornate nelle proprie case nelle province meridionali, come quella di Abyan, dove il governo quest’estate ha ripreso il controllo delle aree conquistate in precedenza dai militanti legati ad al-Qaeda. Tra i problemi citati anche la mancanza di sicurezza che dovrebbe essere garantita da polizia e altre autorità.
TAGLIATE FUORI DALLA POLITICA. Sul fronte politico, si legge nel documento, le donne sono state incoraggiate dalla rivolta dello scorso anno, ma ora che la situazione è tornata calma si sentono come “messe da parte dal processo di transizione e sostengono di essere state tagliate fuori dal processo decisionale da parte di partiti politici e governo”. Alcune delle intervistate ritengono sia necessario introdurre quote rosa per far entrare le donne in Parlamento e nelle commissioni che stanno guidando la transizione del nuovo governo di Abed Rabbo Mansour Hadi, che a febbraio ha preso il posto alla carica di presidente di Ali Abdullah Saleh.
OXFAM: SERVONO MAGGIORI AIUTI. I problemi sono stati riconosciuti in prima persona anche dagli operatori dell’Oxfam, che hanno dovuto ridimensionare in parte le proprie attività in Yemen, come la distribuzione di denaro alle famiglie bisognose, in seguito alla mancanza di fondi. Tra le raccomandazioni contenute nel rapporto, l’organizzazione chiede che il gruppo ‘Amici dello Yemen’, che si incontrerà questa settimana a New York, stanzi immediatamente aiuti umanitari sul terreno. I donatori del gruppo si sono impegnati a versare 6,4 miliardi di dollari, ma secondo l’Oxfam è necessaria una maggiore trasparenza per monitorare dove finisca il denaro. “In questo momento – ha concluso la Gluck – lo Yemen è bloccato nel pantano di una crisi umanitaria. Non può tirarsene fuori e ha disperatamente bisogno di soldi”.
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