Islamabad (Pakistan), 2 set. (LaPresse/AP) – Rimarrà in carcere almeno fino a venerdì la bambina cristiana pakistana tacciata di blasfemia da un religioso locale, il quale la ha accusata nelle settimane scorse di aver bruciato pagine del Corano. Lo rende noto Tahir Naveed Chaudhry, avvocato della giovane, spiegando che l’udienza per la cauzione della sua cliente è stata rinviata oggi per la seconda volta e non si terrà almeno fino a venerdì.

LA SVOLTA. L’indagine sul caso ha avuto una svolta sabato, dopo l’arresto dell’accusatore Khalid Chisti che, secondo un testimone, avrebbe falsificato le prove, inserendo pagine del Corano in una borsa della spesa contenente carta bruciata e cenere che la ragazzina aveva con sé. Ieri l’uomo è comparso in tribunale, con gli occhi bendati da una fascia bianca e le manette ai polsi, e ha respinto ogni responsabilità. “Non ho fatto nulla di male, è tutta una macchinazione”, ha dichiarato ai giornalisti con aria di sfida. “Questo voltafaccia – ha commentato il suo avvocato, Rao Abdur Raheem – punta a scoraggiare le denunce nell’ambito della legge sulla blasfemia”.

RISCHIO CONDANNA PER ACCUSATORE. Intanto, la polizia pakistana fa sapere di aver avviato un’indagine per capire se il religioso arrestato possa essere a sua volta accusato di blasfemia. Secondo l’ufficiale di polizia Munir Jafferi, se il religioso venisse riconosciuto colpevole di aver dissacrato il Corano, potrebbe essere condannato all’ergastolo. La vicenda ha scatenato l’indignazione internazionale anche perché, secondo alcune fonti locali, la bambina sarebbe affetta da sindrome di Down.

LA VICENDA. La piccola era stata fermata lo scorso 16 agosto, dopo che un gruppo di vicini l’ha accerchiata accusandola di aver bruciato frammenti del libro sacro dell’islam. Successivamente l’imam ha presentato una denuncia nei suoi confronti. Una commissione medica ha stabilito che la ragazza ha 14 anni e sarebbe appunto affetta da sindrome di Down, ma la famiglia e alcuni attivisti per i diritti umani, sostengono che abbia appena 11 anni. L’età, in caso di processo, è una discriminante per decidere se la vicenda debba essere trattata da un tribunale per minorenni. Subito dopo l’arresto della giovane il presidente pakistano Asif Ali Zardari ha diffuso un comunicato chiedendo di lanciare un’indagine sull’accaduto.

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