Johannesburg (Sudafrica), 17 ago. (LaPresse/AP) – Un giorno dopo la strage di minatori in Sudafrica, in cui la polizia ha sparato uccidendo 38 scioperanti e ferendone 78, le mogli e le figlie delle vittime prendono il loro posto nelle proteste. Invece di chiedere aumenti salariali alla compagnia britannica Lonmin che gestisce la miniera di platino, come hanno fatto sino a ieri i loro uomini, le donne chiedono giustizia. Vogliono sapere perché la polizia abbia aperto il fuoco sui minatori, usando fucili e pistole mentre i dimostranti in sciopero erano armati di lance, machete e bastoni.

La polizia oggi ha sostenuto che gli agenti abbiano sparato per legittima difesa, sostenendo che gli uomini disponessero anche di una pistola sottratta a un poliziotto picchiato fino alla morte il giorno prima. ‘La polizia smetta di sparare ai nostri figli e mariti’, si legge su uno striscione sostenuto dalle donne, che si sono inginocchiate davanti ai militari armati di fucili e hanno cantato una canzone di protesta. Intanto, l’ufficio del presidente del Sudafrica Jacob Zuma ha confermato che questi ha lasciato un summit in Mozambico ed è partito per la miniera, a 70 chilometri a nordovest di Johannesburg.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: