Baghdad (Iraq), 23 lug. (LaPresse/AP) – Giornata di sangue in Iraq, dove almeno 106 persone hanno perso la vita e quasi 200 sono rimaste ferite in seguito a una serie di attentati e attacchi a catena in 13 città, indirizzati principalmente contro le forze di sicurezza e gli uffici governativi.

Il primo episodio si è registrato nella città sunnita di Taji, a circa 20 chilometri a nord di Baghdad, dove 41 persone sono morte in seguito a una serie di ordigni fatti saltare nei pressi di cinque case e all’azione di un attentatore suicida, che si è fatto esplodere dopo l’arrivo dei soccorritori. Poche ore dopo, un’autobomba è deflagrata a Baghdad, nel quartiere di Sadr City, fuori dall’ufficio dell’anagrafe, provocando la morte di 16 persone. Sempre nella capitale, in un quartiere sunnita, un colonnello di polizia è morto per un bomba nascosta nella sua auto.

A questi hanno fatto seguito altri scoppi mortali nel sobborgo di Hussainya, dove un’autobomba è saltata vicino a un cantiere uccidendo due persone, e nella città settentrionale di Kirkuk e in altri cinque villaggi vicini, dove in tutto sono deceduti nove cittadini. Almeno quattro attacchi nella città settentrionale di Mosul, roccaforte di al-Qaeda, hanno invece provocato altre 10 vittime.

Attaccata anche la provincia di Diyala, dove una serie di esplosioni di ordigni e autobombe ha provocato il decesso di 11 persone e il ferimento di altre 25. Come spiega il portavoce della polizia provinciale, il maggiore Ghalib Al-Karkhi, gli obiettivi degli attacchi sono stati agenti e soldati delle forze di sicurezza. Un altro episodio ha coinvolto una base militare della città di Udaim, dove un gruppo di uomini armati a bordo di tre veicoli ha fatto irruzione, sparando contro i soldati, e poi fuggendo. In questo caso le vittime sono 13. Infine, un’esplosione nella città meridionale di Diwaniyah ha provocato la morte di tre persone e il ferimento di altre 25.

Con un così alto numero di vittime, oggi è il giorno più sanguinario dell’anno in Iraq. In precedenza, il triste primato spettava al 5 gennaio, quando una serie di attentati con obiettivo cittadini sciiti uccise 78 persone a Baghdad e fuori dalla città di Nassiria. Nella capitale, ha spiegato il 35enne Mohammed Munim che al momento dello scoppio dell’autobomba stava lavorando in un ufficio del ministero dell’Interno, “c’è stata un’esplosione fragorosa”. “Le uniche cose che ricordo – ha aggiunto dal letto di ospedale – sono il fumo e il fuoco, che erano ovunque”. L’uomo è stato colpito da schegge di granata al collo e alla schiena.

Gli attentati non sono ancora stati rivendicati, ma si sospetta che dietro ci sia la mano di gruppi legati ad al-Qaeda. Solo ieri, infatti, Abu Bakr al-Baghdadi, leader del gruppo Stato islamico dell’Iraq, affiliato alla rete internazionale del terrore, ha annunciato che sarebbe tornato nelle roccaforti da cui i militanti erano stati cacciati dalle forze americane. “La maggior parte dei sunniti in Iraq sostiene al-Qaeda e aspetta il suo ritorno”, ha scritto il leader in una mail pubblicata su un sito web vicino ai militanti.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata