Buenos Aires (Argentina), 4 lug. (LaPresse/AP) – L’Argentina si sta preparando alla storica sentenza, attesa per domani, del processo per i casi dei figli di desaparecidos argentini rapiti dopo la nascita durante la dittatura per essere dati in adozione a ufficiali del regime o loro conoscenti. Alla sbarra, nel processo che si è aperto un anno e mezzo fa, tra varie figure del regime ci sono anche gli ex dittatori Jorge Rafael Videla e Reynaldo Bignone, per ciascuno dei quali i procuratori hanno chiesto 50 anni di carcere. Tra gli imputati anche Jorge Acosta, capo della Esma, la Scuola di meccanica della Marina nota come principale campo di concentramento a Buenos Aires durante la dittatura.
La tesi della procura è che il regime (1976-1983) seguisse un piano sistematico di sottrazione dei neonati subito dopo il parto delle madri, dissidenti di sinistra, le quali poi venivano eliminate. Dalla fine della dittatura, oltre cento bambini sono riusciti a scoprire la propria vera identità, grazie al lavoro delle Abuelas (Nonne) de Plaza de Mayo che hanno promosso i test del Dna. In totale l’associazione stima che i bebè tolti ai genitori in queste circostanze siano stati circa 500.
Nel processo che si sta per concludere, in particolare, si trattano 35 casi di sottrazione di neonati, 26 dei quali hanno recuperato la propria identità. Uno dei ragazzi, Francisco Madariaga, ha anche testimoniato contro i propri genitori adottivi, l’ex capitano dell’esercito Victor Gallo e la sua ex moglie, Susana Colombo. Madariaga ha detto di sperare che i due vengano condannati, come esempio per tutti.
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