Pechino (Cina), 28 mag. (LaPresse/AP) – Due giovani monaci tibetani si sono dati fuoco davanti a un importante tempio buddista di Lhasa, la capitale del Tibet. Lo riferisce l’emittente statunitense Radio Free Asia e la notizia è stata confermata dall’agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua. È la prima volta che si verificano episodi di autoimmolazione nella capitale tibetana. L’agenzia di stampa Xinhua riferisce che uno dei due uomini è morto e l’altro è stato ricoverato in ospedale ma è in condizioni stabili e riesce a parlare.

LA PRIMA AUTOIMMOLAZIONE A LHASA. Il fatto è avvenuto ieri davanti al tempio di Jokhang, uno dei siti spirituali di maggior richiamo e tra le principali attrazioni turistiche della regione. Pochi minuti dopo essersi dati alle fiamme i due sono stati portati via dalle autorità. Secondo Radio Free Asia, inoltre, a seguito dell’episodio Lhasa è oggi sotto rigido controllo di polizia e guardia paramilitare e la situazione in città è molto tesa.

CHI SONO I DUE MONACI. Il monaco rimasto ucciso è stato identificato come Tobgye Tseten della contea di Xiahe nella provincia di Gansu, mentre quello ferito si chiamerebbe Dargye e sarebbe un tibetano originario della contea di Aba nella provincia di Sichuan. Nella contea di Xiahe si trova l’influente monastero di Labrang e la comunità tibetana del posto si è talvolta scontrato con le autorità locali; nella contea di Aba, invece, si trova il monastero di Kirti, teatro di numerose proteste contro il governo di Pechino negli ultimi anni.

LE PROTESTE PRECEDENTI. Da marzo dello scorso anno sono 34 le persone che si sono date fuoco per attirare l’attenzione sulle restrizioni del governo di Pechino ai religiosi buddisti e per chiedere il ritorno del Dalai Lama dall’esilio. La maggior parte degli episodi si è verificata nelle aree tibetane della Cina e solo uno era avvenuto finora nella regione vera e propria del Tibet, ma mai nella capitale Lhasa.

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