Chicago (Illinois, Usa), 21 mag. (LaPresse/AP) – L’Afghanistan è sulla giusta strada per porre l’intera sicurezza del Paese sotto il comando delle forze di sicurezza nazionali entro il 2013, lasciando così alle truppe della Nato un ruolo di supporto già un anno prima del programmato ritiro di tutte le forze straniere. Lo ha detto il presidente Usa Barack Obama, all’apertura dell’incontro tra i leader della Nato e i rappresentanti di Paesi partner che hanno avuto un ruolo nella guerra in Afghanistan, nel corso del summit dell’Alleanza che si chiude oggi a Chicago.

La transizione, ha proseguito Obama, è “la prossima pietra militare” nei piani della Nato per portare a un termine la guerra iniziata quasi 11 anni fa. “Questo – ha aggiunto – sarà un altro passo verso la presa di controllo generale da parte delle forze afghane della loro sicurezza, come da accordi, entro il 2014 quando la missione Isaf finirà”.

A fare da eco al presidente americano, è stato il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen che ha confermato come le truppe della Nato, già dal 2013, ripiegheranno a un ruolo di sostegno. Tuttavia, ha aggiunto, gli alleati internazionali rimangono impegnati a garantire un Afghanistan sicuro e democratico. A questo fine, ha detto Rasmussen, ci sarà una presenza di forze guidate dalla Nato sul territorio anche oltre il 2014. “Transizione – ha proseguito il numero uno della Nato – significa che il popolo dell’Afghanistan vedrà sempre più il proprio esercito e la propria polizia garantire la sicurezza nelle proprie città e villaggi. Questo è un importante segno di progresso verso il nostro obiettivo condiviso: un Afghanistan governato e messo in sicurezza dagli afghani per gli afghani”.

All’incontro di oggi, oltre ai leader della Nato, sono presenti rappresentanti di altre nazioni che hanno avuto un ruolo nella guerra in Afghanistan, tra cui il presidente afghano Hamid Karzai e quello pakistano Asif Ali Zardari. La presenza di quest’ultimo ha tuttavia gettato un’ombra sul summit. Usa e Pakistan rimangono infatti in difficili rapporti, in seguito alla chiusura da parte di Islamabad delle strade necessarie all’arrivo di rifornimenti alle truppe Nato in Afghanistan. La decisione di chiudere i passaggi era stata presa a novembre, dopo il raid americano in cui persero la vita oltre venti soldati pakistani. Entrambe le parti hanno promesso di voler risolvere il problema, ma durante l’incontro di Chicago non è atteso alcun progresso. A questo proposito, durante il suo intervento Obama ha poi ringraziato la Russia e altre nazioni dell’Asia centrale per il ruolo avuto nel fornire un canale di transito “fondamentale” per i rifornimenti, ma volontariamente non ha menzionato il Pakistan.

Durante la due giorni di Chicago, i leader dei Paesi alleati hanno anche discusso di come la comunità internazionale finanzierà le forze di sicurezza afghane dopo il 2014. La Nato ha stimato che l’investimento sarà di circa 4,1 miliardi di dollari all’anno. Il governo di Kabul fornirà 500 milioni di dollari, il resto arriverà da Paesi donatori, molti dei quali stanno combattendo con lo spettro della recessione. La Nato, si legge in una nota emessa questa mattina dall’Alleanza, “continuerà a fornire un supporto pratico e politico forte e a lungo termine” al governo di Kabul e “consiglierà, addestrerà e assisterà” l’esercito afghano. “Questa – si legge nella nota – non sarà una missione di combattimento”.

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