Parigi (Francia), 22 mar. (LaPresse/AP) – Chi conosceva Mohamed Merah, il 23enne autore delle stragi di Tolosa e Montauban, lo descrive come un “giovane normale”. Né l’amico d’infanzia Kamel con cui Merah guardava le partite di calcio da bambino, né il proprietario del locale in cui proprio qualche settimana fa era andato a fare festa ricordano niente di strano. Gli piaceva parlare di “auto, biciclette, ragazze e sport”, racconta Kamel, che lo ricorda come un ragazzo rispettoso e generoso. “Tre settimane fa era qui a far festa nel locale e stamattina sento che si parla di al-Qaeda, com’è potuto cambiare così in tre settimane”, ha detto ieri ad Associated Press il proprietario Mehdi Nedder, 31 anni. Mohamed Merah è morto dopo un assedio durato 32 ore a Tolosa e la polizia ritiene che per ieri mattina il giovane avesse in programma un nuovo attacco. Alcuni amici hanno seguito l’operazione della polizia fuori dall’abitazione, increduli.

Da adolescente Merah era rimasto coinvolto in reati di lieve entità e per questo aveva un avvocato, Christian Etelin, che lo difendeva dal 2004. Secondo Etelin, tuttavia, il profilo del giovane emerso dagli ultimi attacchi è molto diverso dal cliente che ha rappresentato da 10 anni a questa parte. “Era un ragazzo gentile e cortese” che lavorava in un negozio di carrozzeria, spiega l’avvocato, aggiungendo che “dava l’impressione di avere una vita sociale in Francia”. Il legale aveva visto Merah l’ultima volta a febbraio e gli aveva dato l’impressione di “aver acquistato maturità”, ma non “di qualcuno che covava dei piani o trattenesse violenza”. Per l’avvocato il giovane “non aveva assolutamente l’aria di uno che ti lascia pensare al fanatismo”. Alla domanda se avrebbe accettato di difendere Merah al termine dell’operazione di polizia, ieri il legale aveva risposto: “Se mi chiede di difenderlo lo difenderò perché voglio parlare con lui, voglio capire, qualcosa mi sfugge”. Etelin sapeva che Merah era sotto controllo da parte delle autorità da quando era andato in Afghanistan due anni fa.

Durante le trattative con il killer di Tolosa, che ieri sono proseguite per tutto il corso della giornata, dalle dichiarazioni dello stesso Merah sono emersi alcuni particolari. Il giovane, che ha sostenuto di aver sempre agito da solo, non ha espresso alcun pentimento ma solo il rimpianto di non aver avuto il tempo di uccidere più vittime. L’uomo ha detto inoltre di aver incontrato alcuni “capi” di al-Qaeda nel suo viaggio in Pakistan l’anno scorso. Secondo il procuratore di Parigi, François Molins, Merah era un radicale salafita che era stato in Afghanistan due volte e si era addestrato nella regione pakistana del Waziristan. Il fratello di Merah, Abdelkader, è stato inoltre coinvolto in una rete che nel 2007 inviava combattenti in Iraq.

Ieri mattina, poco prima dell’inizio dell’operazione della polizia, Merah ha chiamato un giornalista della tv francese France24 e si è assunto la responsabilità di tutti gli attacchi, dicendo che li aveva realizzati per protestare contro il divieto del velo islamico, contro la presenza militare francese in Afghanistan e per vendicare la morte dei bambini palestinesi. “Sembrava molto determinato”, ha detto il giornalista Ebba Kalondo. La polizia ha fermato la madre del sospettato e l’ha portata sul luogo dell’assedio sperando di usarla per le trattative, ma la donna si è rifiutata di intervenire dicendo di non avere alcun controllo sul figlio.

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