Kabul (Afghanistan), 11 mar. (LaPresse/AP) – I talebani hanno promesso vendetta contro gli Stati Uniti, a seguito della strage compiuta da un soldato americano nel sud dell’Afghanistan, che ieri notte ha ucciso 16 civili. In una dichiarazione pubblicata sul loro sito web, scrivono che i “selvaggi americani” hanno commesso il “crimine inumano e insanguinato” nel distretto di Panjwai. Secondo le autorità americane, la strage compiuta prima dell’alba di ieri in due villaggi è stata compiuta da un solo soldato statunitense, attualmente in custodia. Gli afghani hanno però espresso dubbi che una sola persona abbia potuto portare a termine una sparatoria in case a due chilometri di distanza. Nel mese scorso i talebani hanno compiuto numerosi atti terroristici che hanno detto essere vendetta per il rogo di libri del Corano da parte di americani.
Un soldato statunitense è uscito intorno alle 3 di ieri notte dalla sua base nella provincia di Kandahar, ha fatto irruzione in alcune case dei villaggi Alkozai e Balandi e ha sparato sulle persone inermi. Come ha confermato il presidente Hamid Karzai, le vittime sono 16 tra cui tre donne e nove bambini, a cui si aggiungono cinque feriti. Karzai ha definito l’attacco “un omicidio intenzionale che non può essere perdonato” e ha chiesto spiegazioni agli Stati Uniti. Un fotografo di Associated Press ha potuto visionare i corpi, alcuni dei quali completamente bruciati. I due villaggi coinvolti nella strage, che fanno parte del distretto di Panjwai, si trovano a circa 450 metri dalla base Usa dove viveva il soldato. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha telefonato a Karzai, definendo la strage “tragica e scioccante”, offrendo le condoglianze e promettendo che i responsabili saranno portati davanti alla legge. In una nota diffusa dalla Casa Bianca, Obama ha promesso “di affrontare i fatti il più velocemente possibile e di portare davanti alla giustizia chiunque sia responsabile”.
Non è chiaro cosa abbia spinto il militare a compiere l’azione nel pieno della notte, intorno alle 3, forse un crollo nervoso. L’uomo è stato arrestato, come conferma il portavoce della Nato Justin Brockhoff, ed è ora trattenuto in una base della coalizione. Le forze internazionali stanno indagando, assieme a quelle afghane, sulla dinamica dei fatti. Il generale John Allen, comandante delle truppe americane e della missione Nato in Afghanistan, ha diffuso una nota in cui promette una “rapida e approfondita indagine” sulla strage e assicura che “chiunque sarà scoperto autore di comportamenti errati sarà perseguito”. La nota prosegue: “Questo incidente così spaventoso non rappresenta in alcun modo i valori dell’Isaf, delle truppe della coalizione o il duraturo rispetto che sentiamo per il popolo afghano”. Inoltre, continua Allen, “non mette in dubbio né diminuisce lo spirito di cooperaione e partnership che abbiamo lavorato così duramente per adottare con le forze di sicurezza afghane”.
Drammatico il racconto di chi ha vissuto i momenti di terrore nella notte. Il residente Abdul Baqi spiega che l’uomo è entrato in tre case e ha aperto il fuoco. “Quando è accaduto tutto, nel pieno della notte – ha aggiunto – eravamo nelle nostre abitazioni. Ho sentito colpi di arma da fuoco e silenzio. E poi altri spari”. Tra le vittime, dodici sono state uccise a Balandi, spiega Samad Khan, contadino che ha perso 11 membri della famiglia. L’uomo non si trovava nel villaggio al momento della tragedia. A morire anche un suo vicino di casa. “Questo è un atto disumano, un atto anti-islamico. Nessuna persona di nessuna religione al mondo dovrebbe poter uccidere donne e bambini”, ha detto, chiedendo al presidente afghano Hamid Karzai di punire il soldato americano colpevole. “Altrimenti – aggiunge – prenderemo una decisione. Dovrebbe essere consegnato a noi”. Anche i residenti di Alkozai, dove sono morte quattro persone, chiedono al presidente di punire il soldato o di consegnarlo a loro.
Dolore e sconcerto sono stati espressi anche dal comando Nato. “Voglio comunicare il mio più profondo rammarico e sgomento per le azioni che sembra siano state intraprese da un membro della coalizione nella provincia di Kandahar”, ha detto il generale Adrian Bradshaw, vicecomandante delle forze Nato in Afghanistan. “Uno dei nostri soldati – aggiunge il generale – sembra abbia ucciso e ferito diversi civili nei villaggi adiacenti alla sua base. Non posso esprimere le motivazioni che sono dietro a un atto così spietato, ma non è stato in alcun modo parte delle attività militari autorizzate dall’Isaf”. “Siamo molto dispiaciuti e stiamo controllando la situazione da vicino”, ha detto invece la portavoce del Consiglio nazionale di sicurezza della Casa Bianca, Caitlin Hayden. Duro il commento dei talebani, pubblicato su internet: “Le cosiddette forze di pace americane – si legge – si sono ancora una volta dissetate con il sangue di innocenti civili afghani nella provincia di Kandahar”.
L’episodio mette ancora più tensione nelle relazioni tra forze Usa e Afghanistan, già difficili dopo la vicenda dei roghi di alcune copie del Corano nella base americana di Bagram. Gli incidenti scoppiati in seguito alle proteste avevano provocato la morte di circa 30 persone. Sei soldati statunitensi sono stati negli attacchi seguiti alle manifestazioni.
Questa mattina durante un evento pubblico, il presidente Karzai aveva sottolineato la necessità che le forze straniere lascino il Paese. “Abbiamo un forte esercito e una forte polizia. Quindi va a nostro beneficio avere buone relazioni con la comunità internazionale, non avere le truppe internazionali nel nostro Paese”, ha detto. Il governo afghano, ha quindi aggiunto Karzai, è in attesa di firmare un accordo di partnership reciproca con gli Usa prima di un summit della Nato che si riunirà a Chicago a maggio, ma intanto è importante che le forze straniere lascino il Paese per garantire la sovranità nazionale. Le forze internazionali che rimarranno dopo il 2014 dovrebbero operare sotto strette linee guida che definiscano le loro responsabilità e anche quando possono o meno lasciare le basi. Come condizione per firmare l’accordo, Karzai ha chiesto che le forze internazionali smettano di condurre raid notturni nelle case in cerca di sospetti militanti.
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