Gerusalemme, 20 feb. (LaPresse/AP) – La Corte suprema d’Israele valuterà giovedì il caso di Adnan Khader, portavoce del gruppo palestinese della Jihad islamica, in sciopero della fame da quando è stato arrestato in Cisgiordania a dicembre. Lo ha fatto sapere una portavoce della Corte, chiedendo di rimanere anonima. Il 13 febbraio un tribunale militare ha respinto il ricorso presentato dal 33enne Khader, che chiede di essere rilasciato immediatamente. L’uomo non è stato accusato di nessun reato e non sa di cosa sia sospettato. Il caso del 33enne è seguito con grande interesse dalla comunità palestinese e ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica sulla cosiddetta “detenzione amministrativa” di palestinesi, normativa che permette alle autorità israeliane di detenere palestinesi per mesi o anche anni senza formulare accuse.

Khader è stato arrestato lo scorso 17 dicembre e poi condannato a quattro mesi di detenzione amministrativa. L’uomo ha iniziato lo sciopero della fame il giorno dopo l’arresto e sostiene di essere stato picchiato e umiliato. Le autorità dello Stato ebraico sostengono che la detenzione amministrativa serva per trattare imminenti minacce alla sicurezza e che rilasciare prove sui sospettati metterebbe a rischio la rete di informatori della polizia. Khader, ha detto un portavoce dell’esercito israeliano, il capitano Eytan Buchman, è sospettato di azioni che “minacciano la sicurezza regionale”.

I medici e gli avvocati di Khader hanno avvertito che l’uomo potrebbe morire ancora prima dell’udienza di giovedì. Dopo 65 giorni senza cibo il palestinese sta perdendo capelli, i suoi muscoli si sono atrofizzati e può soltanto sussurrare, ha detto Yael Moram, portavoce dell’organizzazione Physicians for Human Rights (Medici per i diritti umani), che sta monitorando le sue condizioni. Khader è ricoverato sotto scorta in un ospedale nel nord d’Israele. I medici gli stanno somministrando liquidi con elettroliti per mantenerlo in vita.

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