Il Cairo (Egitto), 20 feb. (LaPresse/AP) – L’ex presidente egiziano Hosni Mubarak dovrebbe essere condannato alla pena di morte per le uccisioni dei manifestanti nelle rivolte dell’anno scorso in Egitto. È quanto ribadisce l’accusa nelle argomentazioni finali del processo a carico dell’ex rais. La pena capitale è già stata chiesta dalla procura generale della Corte d’assise del Cairo lo scorso 4 gennaio. Secondo il procuratore capo, Mustafa Suleiman, l’ex leader egiziano ha autorizzato l’uso di munizioni contro i dimostranti pacifici. Nella repressione della rivolta, durata dal 25 gennaio all’11 febbraio del 2011, furono uccise oltre 800 persone. Insieme a Mubarak sono imputate altre cinque persone fra cui Habib al-Adly, a lungo ministro dell’Interno. La difesa dell’ex rais dovrebbe presentare le sue argomentazioni finali in settimana.
Oggi l’ex presidente, 83 anni, era presente in aula, seduto su un lettino da ospedale dietro le sbarre. Nella gabbia degli imputati c’erano anche i figli Gamal, che di tanto in tanto bisbigliava con il padre, e il più grande Alaa, che ha portato con sé una copia del Corano e si muoveva in modo frenetico. Entrambi i figli sono accusati di corruzione nell’ambito dello stesso processo. La procura sostiene che la decisione di usare munizioni vere contro i manifestanti sia stata presa il 27 gennaio del 2011, poco prima che l’esercito scendesse per le strade nella serata più violenta dei 18 giorni di rivolta che hanno portato alla caduta dell’ex uomo forte d’Egitto. I legali delle vittime hanno applaudito quando il procuratore ha detto che Mubarak non si è semplicemente dimesso ma è stato cacciato e rovesciato dalla volontà popolare.
“Non si tratta dell’uccisione di uno, dieci o venti civili, ma del caso di un’intera nazione”, ha detto il procuratore nel suo intervento. Suleiman ha ricordato inoltre due discorsi che Mubarak tenne durante la rivolta, in cui invitò le autorità a proteggere i cittadini. Secondo il procuratore capo si tratta di ulteriori prove del fatto che i manifestanti erano effettivamente sotto attacco. Attualmente circa 50 fedeli del regime di Mubarak, tra cui due ex primi ministri e diversi ministri chiave e uomini d’affari legati al regime, si trovano in prigione a sud del Cairo. Alcuni sono stati condannati e stanno scontando l’ergastolo, mentre altri sono in attesa di processo.
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