Il Cairo (Egitto), 20 dic. (LaPresse/AP) – Una squadra di ricognizione della Lega araba partirà per la Siria giovedì, in vista della missione degli osservatori che prenderà il via grazie alla firma dell’accordo da parte di Damasco, avvenuta ieri al Cairo. Lo ha annunciato il segretario generale del gruppo, Nabil Elaraby, precisando che la delegazione comprenderà esperti di diritti umani e dei settori legale, amministrativo e finanziario, i quali discuteranno della composizione della vera e propria missione di osservatori. La squadra di ricognizione sarà composta da 12 membri e guidata da Sameer Seif el-Yazal, vice segretario generale della Lega araba.
Intanto, la Siria è stata però teatro di nuove violenze, rendendo gli ultimi due giorni tra i peggiori dall’inizio delle rivolte. Sono tra 47 e 62 le persone uccise oggi, secondo diversi bilanci dei gruppi per i diritti umani del Paese. Osservatorio per i diritti umani e Comitati di coordinamento locali hanno riferito che le forze di sicurezza hanno sparato contro dimostranti e disertori, facendo così salire il bilancio delle vittime della repressione in due giorni a quasi 150 morti. Il peggior episodio nella città di Kfar Owaid, nel nord, in cui sono stati uccisi almeno 23 civili, ha riferito l’Osservatorio, secondo cui la città, nella provincia di Idlib, è stata bersaglio di pesante fuoco di mitragliatrice e di colpi d’artiglieria. Secondo i Comitati di coordinamento locale i morti sono 25. La provincia settentrionale di Idlib nelle scorse settimane è stata teatro di diversi scontri tra le truppe siriane e i disertori dell’esercito.
Il presidente Bashar Assad ha emesso una nuova legge che prevede la pena di morte per “atti terroristici” o distribuzione di armi. Lo ha annunciato l’agenzia stampa di Stato Sana, precisando che chiunque sarà ritenuto colpevole di traffico illegale di armi potrà subire condanne da 15 anni di carcere all’ergastolo, mentre chi le distribuirà con l’obiettivo di portare avanti atti terroristici sarà condannato a morte. Il regime di Damasco sostiene che dietro alla rivolta contro Assad, giunta al nono mese consecutivo, si nascondano gruppi armati e terroristi. L’opposizione respinge questa posizione, dicendo invece che le proteste sono organizzate da cittadini alla ricerca di maggiori libertà. Finora, secondo un bilancio delle Nazioni unite, la repressione delle manifestazioni antigovernative ha provocato oltre 5mila vittime.
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