Il Cairo (Egitto), 17 dic. (LaPresse/AP) – Nove manifestanti egiziani sono stati uccisi da colpi di arma da fuoco durante gli scontri scoppiati al Cairo con i soldati. Tra le vittime, anche l’influente sceicco Emad Effat, un imam di Al-Azhar. Il religioso, che appoggiava le critiche dei dimostranti contro l’esercito e aveva emesso un decreto vietando ai fedeli di votare per ex membri del regime di Hosni Mubarak, è stato colpito al cuore durante la protesta davanti alla sede del governo.

Gli scontri tra dimostranti e soldati proseguono al Cairo da giovedì sera, quando la polizia militare ha preso d’assalto un accampamento di manifestanti allestito tre settimane fa fuori dalla sede del governo per chiedere le dimissioni dei generali al potere. Secondo il ministero della Sanità, almeno 222 persone sono rimaste ferite nelle violenze e molte hanno riportato fratture o sono state colpite da proiettili. L’attivista Ramy Raoof, del gruppo ‘Iniziativa egiziana per i diritti della persona’, ha confermato che almeno sette cadaveri sono arrivati in un ospedale vicino al luogo delle violenze, con ferite letali di arma da fuoco. Non è stato per ora possibile determinare il tipo di proiettili, ha aggiunto, ma sono in programma autopsie.

L’esercito nega di aver usato proiettili veri, ma molti testimoni hanno riferito il contrario. Secondo quanto riportano attivisti e dimostranti presenti, i soldati hanno picchiato le dimostranti donne con bastoni e lanciato dal tetto del Parlamento pietre e vetri contro la folla in protesta. Qualcuno riferisce di aver visto i soldati sparare dal tetto. Una donna è stata trascinata via per i capelli dai militari e gli stessi manifestanti hanno risposto alle violenze lanciando bombe molotov e pietre agli ufficiali di sicurezza, mentre scandivano lo slogan ‘Basta con l’esercito’. “È piuttosto ironico che i soldati stiano lanciando pietre ai manifestanti dall’edificio del Parlamento, dove c’è una targa con su scritto che la democrazia significa dare il potere al popolo”, ha urlato un attivista, Mostafa Sheshtawy.

Gli scontri seguono le giornate elettorali di mercoledì e giovedì, considerate le più libere nella storia moderna dell’Egitto. Ziad el-Oleimi, un attivista che ha ottenuto un seggio in Parlamento durante la prima fase delle elezioni il 28 e 29 novembre, ha detto di esser stato picchiato dalla polizia militare con bastoni, sulla schiena e sulle braccia. “Non immaginare che il Parlamento ti proteggerà”, gli avrebbero detto i soldati. “Fino a quando gli egiziani vengono umiliati e picchiati per le strade – dice el-Oleimi – significa che la rivoluzione non ha raggiunto i suoi obiettivi. Continueremo a scendere in piazza”.

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