Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti), 27 nov. (LaPresse/AP) – Cinque attivisti sono stati condannati al carcere da una corte di sicurezza degli Emirati Arabi Uniti, ad Abu Dhabi, per aver manifestato chiedendo una maggiore apertura politica nel Paese. Il blogger Ahmed Mansour è stato condannato a tre anni di prigione, mentre gli altri imputati a due anni. Nel Paese non c’è possibilità di appello. Il processo è stato denunciato da diversi gruppi per i diritti umani, secondo cui le autorità degli Emirati stanno usando la mano pesante per reprimere i dissidenti dopo lo scoppio nella regione della cosiddetta Primavera araba. I cinque erano stati arrestati ad aprile dopo aver firmato una petizione online per chiedere riforme politiche, tra cui un Parlamento eletto in un voto aperto. Gli imputati sembra siano in sciopero della fame e non hanno assistito alla lettura della sentenza.
Tra gli imputati condannati a due anni di prigione, c’è anche Nasser bin Gaith, economista, docente della sede di Abu Dhabi dell’università Sorbona. L’uomo è stato anche consigliere legale per le forze armate del Paese fino ad aprile quando gli agenti di sicurezza federali l’hanno preso in custodia dalla sua casa di Dubai. “Sono deluso. Il fatto che non ci sia l’appello è molto preoccupante visto che il processo non è stato equo”, ha commentato dopo la sentenza l’avvocato Mohammed al-Roken.
Dopo il verdetto, decine di uomini si sono riuniti davanti alla corte per una manifestazione organizzata dallo Stato. All’udienza era presente solo un parente di uno degli imputati, Khalifa al-Nuaimi, nipote di bin Gaith. “E’ un grande shock per la nostra famiglia”, ha detto ai giornalisti fuori dal tribunale, prima di essere attaccato da un sostenitore del governo. Samer Muscati, ricercatore dell’organizzazione internazionale Human Rights Watch, ha definito il processo “ingiusto”. “Dà molto fastidio – ha continuato – che dopo quasi otto mesi di carcere questi uomini debbano passare altro tempo bloccati per queste ridicole accuse”.
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