Bali (Obama), 19 nov. (LaPresse/AP) – Prima di imbarcarsi sull’Air Force One per fare rientro a Washington dopo un viaggio di nove giorni nella zona Asia-Pacifico, Barack Obama ha incontrato il premier cinese Wen Jiabao. Il colloquio, non programmato, è avvenuto a margine del Vertice dell’Asia orientale (Eas, East Asia Summit), in corso a Bali, che per la prima volta quest’anno ha visto la partecipazione di un capo di Stato americano. Nulla è trapelato dei confronto tra i due leader. Solo a fotografi e cameraman è stato permesso di realizzare alcune immagini all’inizio dell’incontro, ma non sono state poi diffuse dichiarazioni ufficiali.

Durante il viaggio nella regione dell’Asia-Pacifico, Obama si è concentrato sull’aumento della presenza americana nella regione. Tra gli argomenti trattati anche l’installazione di una task force della Marina Usa in Australia, in una mossa vista da molti come una forma di protezione dalla crescita di Pechino. Tra gli elementi di attrito tra le due superpotenze c’è però anche la questione del conteso mar Cinese meridionale, che gli Usa vedono come luogo sicuro di commercio internazionale. Ieri Wen Jiabao, intervenendo al vertice di Bali, ha specificato che “le forze straniere non possono utilizzare ogni scusa per interferire” nelle dispute territoriali della zona. Probabilmente, però, la conversazione di oggi tra i due leader si è concentrata sulla questione economica. Usa e Cina si scontrano da tempo sulla valuta di Pechino, che secondo Washington è eccessivamente svalutata, e sulla proprietà intellettuale.

Durante i colloqui con Wen Jiabao, spiega Tom Donilon, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Obama ha sottolineato l’importanza del fatto che la Cina regoli il valore della propria moneta. I due leader hanno poi brevemente discusso delle dispute territoriali nel mar Cinese meridionale. “Abbiamo una relazione molto complicata e abbastanza sostanziale con la Cina su tutta la linea”, spiega ancora Donilon, che poi aggiunge: “Ci sono questioni economiche riguardo al contributo che i cinesi danno alla crescita globale, dalla moneta ad altre politiche”. Il consigliere ha quindi voluto smorzare il discorso sulle tensioni tra le due potenze, dicendo che Cina e Usa hanno trovato anche grandi aree di accordo. Rispondendo poi alle voci secondo cui la missione di Obama nell’area fosse volta a contrastare la crescita della Cina, Donilon ha detto che il viaggio “non ha nulla a che vedere con l’isolamento o il contenimento di qualcuno”.

Anche l’agenzia di stampa cinese Xinhua ha commentato l’incontro. “In realtà – scrive – la Cina e altre nazioni asiatiche non hanno mai pensato che gli Stati Uniti lasciassero l’Asia Pacifico e non hanno mai provato a mandarli via dalla regione”. Il commento dell’agenzia osserva però che Washington sta cercando di fare la corte ad alcuni Paesi asiatici, chiaro cenno alle recenti aperture alla Birmania, e interferisce nelle dispute regionali di vecchia data. “Se gli Stati Uniti continueranno a mantenere la loro mentalità da guerra fredda – prosegue l’agenzia – sono destinati a incappare nella repulsione della regione”.

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