Beirut (Libano), 1 ago. (LaPresse/AP) – Continuano oggi per il secondo giorno consecutivo gli intensi bombardamenti in Siria, soprattutto nella città di Hama, anche ieri la più colpita. Le forze di sicurezza, racconta l’attivista Omar Hamawi, hanno aperto il fuoco a partire dalle 7.30 locali, dopo una notte in cui si sono sentiti sporadici colpi.
Ieri le vittime confermate dei raid dell’esercito sono state 73, ma secondo altre fonti sono almeno 140. La maggior parte è stata uccisa ad Hama, dove, raccontano testimoni, bombardamenti e sparatorie hanno ucciso decine di residenti.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha definito le violenze di oggi terrificanti, dicendo che mostrano il vero carattere del regime del Paese. Ha aggiunto che il presidente siriano è “completamente incapace e non intenzionato a rispondere” alle legittime rivendicazioni del suo stesso popolo. Obama si è detto “sconvolto” dalla violenza e dalla brutalità con cui il governo siriano reprime il suo stesso popolo e ha aggiunto che gli Stati Unini continueranno ad aumentare la pressione sul regime.
“Le truppe – ha spiegato ieri un residente di Hama, parlando con Associated Press al telefono – sono entrate in città prima dell’alba. Ci siamo alzati con questa notizia, stanno sparando sulla folla con armi automatiche e ci sono molte vittime. E’ un massacro, vogliono distruggere la città di Hama prima del mese del Ramadan”. I residenti hanno risposto all’ingresso dei carri armati in città lanciando bombe incendiarie e pietre, gridando “Dio è grande!”. Secondo il testimone gli ospedali sono pieni di vittime e feriti, e hanno bisogno di donatori di sangue.
Gli attivisti sostengono che le manifestazioni antigovernative possano aumentare nel corso del Ramadan, che inizia oggi. Durante il mese santo dell’Islam, i musulmani affollano le moschee per notti speciali di preghiera, dopo aver interrotto il digiuno quotidiano che dura dall’alba al tramonto.
Dall’inizio della protesta sono circa 1.600 le vittime della repressione condotta dal regime del presidente Bashar Assad. La maggior parte delle persone sono state uccise dalle forze di sicurezza durante manifestazioni. Hama è uno dei centri più caldi della protesta. A inizio giugno, le forze di sicurezza hanno ucciso a colpi di arma da fuoco 65 persone. Da allora i manifestanti hanno occupato le strade e le forze di governo hanno circondato la città e condotto raid notturni. Hama ha una storia di opposizione al governo. Nel 1982, Hafiz al-Asad, padre e predecessore dell’attuale presidente, soffocò una rivolta sunnita, assediando la città e uccidendo decine di migliaia di persone.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata