Belgrado (Serbia), 20 lug. (LaPresse/AP) – Dopo l’arresto di Radko Mladic avvenuto due mesi fa, la Serbia ha annunciato questa mattina la cattura di Goran Hadzic, l’ultimo ricercato serbo accusato di crimini di guerra. L’arresto è avvenuto questa mattina nei pressi della catena montuosa di Fruska Gora, nel nord della Serbia, dove vive la sua famiglia. La notizia, data per prima dall’emittente nazionale B92, è stata confermata dal presidente Boris Tadic, durante una conferenza stampa. Hadzic è poi stato interrogato al tribunale per i crimini di guerra di Belgrado e il suo avvocato ha annunciato che non ricorrerà contro il processo. Questo apre la strada a una rapida estradizione al Tribunale penale internazionale dell’Aia una volta che saranno portate a termine tutte le procedure giudiziarie in Serbia, processo che necessita di diversi giorni.
“Con questo la Serbia ha messo fine al suo capitolo più difficile nella cooperazione con il Tribunale dell’Aia”, ha commentato Tadic, negando che le autorità abbiano negli anni passati ritardato l’arresto, nascondendo Hadzic. Per anni il governo di Belgrado è stato accusato di non fare abbastanza per dare la caccia ai sospettati di crimini di guerra e questo ha bloccato le speranze del Paese di entrare nell’Unione europea. “La Serbia – ha aggiunto – non sapeva dove fosse. La nostra agenzia di sicurezza e intelligence, così come i membri del ministero dell’Interno, ha compiuto i propri compiti seguendo la legge”.
Positivi i commenti degli organismi internazionali alla notizia dell’arresto. Prima fra tutti l’Unione europea. “Questo – si legge in una nota congiunta del presidente dell’Ue Herman Van Rompuy, del presidente della Commissione europea José Manuel Barroso e dell’Alto commissario per gli Affari esteri della Ue Catherine Ashton – è un altro importante passo per la Serbia nel realizzare la prospettiva di entrare nell’Unione europea ed è ugualmente cruciale per la giustizia internazionale. Dopo la cattura di Ratko Mladic, questo arresto manda un segnale positivo all’Unione europea e ai Paesi vicini alla Serbia, ma prima di tutto alla giustizia nella stessa Serbia. Il Paese è sulla via giusta per confrontarsi con il passato e voltare pagina per un miglior futuro europeo”.
Latitante da otto anni, Hadzic è stato accusato nel 2004, dal Tribunale penale dell’Onu per crimini di guerra, di “persecuzioni politiche, razziali e religiose, sterminio, omicidio, tortura, deportazione e trasferimenti forzati”, ma anche di “distruzione ingiustificata o devastazione”, durante la guerra in Jugoslavia tra il 1991 e il 1995.
In passato Hadzic era sfuggito alla cattura, sembra anche grazie a una soffiata proveniente dalle autorità di sicurezza serbe. Ma la notizia di oggi rappresenta, dopo la cattura di Mladic avvenuta due mesi fa e quella di Radovan Karadzic, risalente al 21 luglio 2008, un nuovo passo della Serbia verso il reintegro nella comunità internazionale. Lo confermano anche le parole del segretario generale della Nato. “Il futuro della Serbia – ha commentato Anders Fogh Rasmussen – si basa sulla cooperazione costruttiva con i suoi vicini e con la famiglia euro atlantica. Dopo il trasferimento di Ratko Mladic all’Aia, questo arresto permetterà di chiudere il più doloroso capitolo della storia europea recente”.
Oltre 10mila persone sono morte nella guerra in Croazia, terminata quando Zagabria ha ripreso il controllo dei territori presi dai serbi, nel 1995. Anche l’allora presidente serbo Slobodan Milosevic nel 2001 è stato estradato al Tribunale dell’Aia, dov’era accusato di genocidio, ma è morto in Olanda nel 2006.
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