Mercati, digitale, infrastrutture, le mappe del potere nel libro di Luca Picotti

Mercati, digitale, infrastrutture, le mappe del potere nel libro di Luca Picotti

Un nuovo approccio in cui si spiega come il diritto, la geopolitica e l’economia ridisegnano i confini invisibili che regolano la nostra vita.

Mercati, digitale, infrastrutture, le mappe del potere nel libro di Luca Picotti.

Picotti parla delle nuove mappe del potere globale vanno lette con un nuovo approccio. Nelle nuove geografie del potere i confini non sono più solo linee tracciate sulle carte, ma costruzioni artificiali che attraversano mercati, piattaforme digitali, rotte e infrastrutture strategiche.

Il viaggio proposto dal libro (pubblicato per i tipi di Egea) comincia nel titolo, ‘Linee invisibili: geografie del potere tra confini e mercati’. L’autore – che è giurista e analista – spiega come il diritto, la geopolitica e l’economia ridisegnano i confini invisibili che regolano la nostra vita, tra sanzioni, supply chain, dati e nuove guerre commerciali. Non dimentichiamoci della querelle dei dazi Usa per esempio con l’Ue.

Picotti fa capire come la geopolitica è tornata al centro della scena, ma si muove su piani sempre più sofisticati e nascosti. Il libro soddisfa la curiosità di chi si chiede, per esempio, come mai le imprese occidentali non sono uscite immediatamente dalla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Perché è così importante la geografia nella localizzazione dei propri asset. Chi controlla i dati di TikTok o le comunicazioni satellitari. Perché il reshoring è più facile a dirsi che a farsi.

Picotti mostra come la geografia giuridica della globalizzazione rappresenti oggi l’articolato campo di gioco in grado di determinare il successo o il fallimento di Stati e imprese, attraversando catene del valore, piattaforme digitali, multinazionali, centri finanziari e tecnologie.

Con esempi reali l’analista e giurista spiega come dalle linee invisibili riemerga, valorizzato, il concetto di nazionalità – delle imprese, delle merci e delle persone – e come il rapporto tra diritto, territorio e potere stia andando a ridefinire la sovranità degli Stati in una fase di accesa competizione.

Il libro analizza anche le criticità emerse negli ultimi anni di fronte ai tentativi di reshoring (il ritorno della produzione e delle filiere strategiche nei Paesi d’origine o in aree considerate più sicure e affidabili) perseguiti da diversi Governi alla luce delle crisi recenti.

Inversioni di rotta rivelatesi più difficili del previsto: il reshoring – chiarisce Picotti – comporta costi elevati, la necessità di ricostruire competenze e capacità produttive, e spesso si scontra con la realtà di ecosistemi industriali che non sono facilmente replicabili altrove.

Mancanza di manodopera specializzata, costi energetici e logistici superiori, dipendenza da fornitori globali per componenti chiave: nonostante i proclami, il reshoring è spesso più facile a dirsi che a farsi. E, in molti casi- spiega l’autore – si traduce in una regionalizzazione delle catene del valore piuttosto che in un vero ritorno alla produzione nazionale.

Per Picotti “la difficoltà nell’orientarsi in questo mondo complesso, frammentato e conflittuale comporta un aggravio dei costi di consulenza strategica, economica e legale. Tutto questo rischia di tramutarsi in prezzi più alti per il consumatore finale, meno diversità nel paniere dei beni, una ridotta ricchezza in generale”.

L’auspicio dell’autore è “conservare un minimo di interdipendenza e cooperazione, anche tra attori che appartengono a sistemi valoriali diversi”; perché “se la pace degli scambi economici era un’illusione, non per questo bisogna gettar via il bambino con l’acqua sporca. Il rischio altrimenti è trasformare comprensibili preoccupazioni politico-strategiche in scenari di autarchia e chiusura, con tutti i relativi pericoli annessi”.

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