Benzina alle stelle per la crisi in Iran: in autostrada verde oltre i 2,3 euro al litro

Corrono i prezzi dei carburanti, e c'è il timore di rincari ancora maggiori in caso di chiusura dello Stretto di Hormuz

Corrono i prezzi dei carburanti e del gas. È l’effetto dell’escalation in Iran con l’intervento diretto degli Usa che hanno attaccato i siti nucleari iraniani. In autostrada la benzina in modalità servito ha già sfondato la soglia psicologica dei 2,3 euro al litro presso diversi distributori, e in molti impianti autostradali al self la verde si avvicina pericolosamente ai 2 euro al litro. È la sintesi che fa il Codacons, che ha monitorato i dati forniti dai distributori e pubblicati sul sito del Mimit. E a fronte delle recenti variazioni nei prezzi dei carburanti legate alle tensioni geopolitiche in Medio Oriente, proprio il Garante per la sorveglianza dei prezzi del Mimit, su indicazione del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha convocato una Commissione di allerta rapida in materia per mercoledì 25 giugno.

Iran, timore per la chiusura dello Stretto di Hormuz

Intanto, incombe il timore della chiusura effettiva dello Stretto di Hormuz (già approvata dal parlamento dell’Iran), dove transita il 20% della domanda globale di petrolio e gas. La decisione finale spetta al Consiglio supremo per la sicurezza nazionale iraniano. E la preoccupazione per i possibili scenari arroventa i prezzi energetici. I rincari spaventano le aziende oltre che i consumatori, a maggior ragione in vista delle partenze per le vacanze estive. Per Stephen Dover, Head of Franklin Templeton Institute, “tentare di chiudere lo Stretto di Hormuz isolerebbe anche l’Iran dai guadagni derivanti dalle sue esportazioni di petrolio greggio, in particolare verso la Cina”.

Cosa cambierebbe per le bollette degli italiani

Ma ai ragionamenti di geopolitica si aggiungono i conti che gli italiani si fanno in tasca. “Gli effetti del conflitto in atto rischiano di farsi sentire anche sulle bollette di luce e gas e sui prezzi al dettaglio di una moltitudine di beni – avverte Assoutenti – Un eventuale rialzo delle tariffe energetiche del 10%, solo considerando gli attuali prezzi sul regime di vulnerabilità regolato da Arera, porterebbe la bolletta del gas a salire di circa 120 euro annui a utenza, quella della luce di +61 euro (con consumi da 1.100 metri cubi annui). Rialzi anche sul mercato libero, dove l’impatto sarebbe più alto in virtù delle tariffe più elevate praticate in tale regime: gli effetti, ipotizzando un aumento delle bollette del 10%, sarebbe di circa +160 euro annui a utenza per il gas e di circa +70 euro per la luce“. Fra i timori di Assoutenti anche quelli di mosse speculative. “La guerra scoppiata in Iran, come a suo tempo il conflitto ucraino, viene utilizzata come pretesto (in assenza di impedimenti reali quali il blocco della produzione o la chiusura dello stretto di Hormuz) per fenomeni speculativi sulle quotazioni dei prodotti energetici, ma il peggio deve ancora venire, e il conflitto in atto rischia di avere ripercussioni dirette per le tasche dei cittadini italiani e delle imprese”, afferma uno studio congiunto realizzato da Centro di formazione e ricerca sui consumi (C.r.c.) e Assoutenti. A stretto giro risponde Assopetroli: “In merito alle recenti denunce su presunti rincari record dei carburanti lungo la rete autostradale, è necessario riportare il dibattito su un piano di chiarezza e verità. In Italia, i prezzi dei carburanti sono totalmente liberalizzati da oltre dieci anni. Ogni impianto applica liberamente le proprie condizioni di mercato, stabilite in base a concorrenza, costi operativi e servizi offerti. Non esistono prezzi imposti o calmierati, né alcuna istituzione pubblica può intervenire per fissarli o limitarli”. Per Assopetroli “i dati parlano chiaro: si registrano differenze anche di 20-25 centesimi al litro. Tutti i cittadini possono confrontare in tempo reale i prezzi praticati in ogni zona d’Italia grazie al portale pubblico carburanti.mise.gov.it”.