Italia-Cina, amb. Ambrosetti: “E’ partner commerciale di valenza strategica”

Italia-Cina, amb. Ambrosetti: “E’ partner commerciale di valenza strategica”

Lo dice l’Ambasciatore d’Italia presso la Repubblica popolare cinese

“La Cina è un’economia la cui crescita è trainata in maniera preponderante dalle esportazioni, motivo per cui l’attuale contesto di crescente frammentazione del commercio internazionale costituisce fonte di incertezza e preoccupazione.  Se da un lato l’intesa raggiunta da Cina e Stati Uniti a Ginevra per una riduzione netta, ancorché provvisoria, delle misure tariffarie vicendevolmente imposte costituisce uno sviluppo senz’altro positivo in chiave di stabilizzazione del commercio e dell’economia mondiali, dall’altro l’esigenza di un riequilibrio dei rapporti economici mondiali rimane prioritaria. La Cina, secondo fornitore dell’Italia a livello globale, è il secondo mercato di sbocco extra-europeo per il nostro export, primo in Asia e undicesimo al mondo. Rappresenta un partner commerciale di valenza strategica. Al contempo, domanda e consumi sottotono e un processo di sostituzione legato alla sempre crescente capacità manifatturiera della Repubblica Popolare Cinese non aiutano i numeri del nostro export, calato dell’11,2% su base annua nei primi tre mesi di quest’anno, dopo aver raggiunto nel primo trimestre del 2023 la cifra record di 7,2 mld di euro”. Così in un’intervista a Relazioni internazionali di Tribuna economica l’Ambasciatore d’Italia presso la Repubblica popolare cinese, Massimo Ambrosetti.
 
“Tale situazione ci accomuna peraltro alla maggioranza degli altri partner commerciali, che vedono crescere il proprio disavanzo. Continuiamo a insistere quindi con le Autorità cinesi per ottenere un maggior accesso al mercato per i nostri prodotti – spiega – Analogamente, se si guarda allo stock complessivo di Ide italiani nella Repubblica Popolare Cinese e cinesi in Italia, si nota uno squilibrio a favore dei primi (oltre 15 mld di euro), di circa cinque volte superiori a quelli della Repubblica Popolare Cinese (2,7 mld di euro). Stiamo puntando anche qui ad un riequilibrio che possa fornire innovazione e produttività dell’industria italiana”.
 
Per l’ambasciatore “rispetto al passato, si registra maggior cautela da parte degli investitori stranieri, inclusi quelli italiani, ad espandere gli investimenti in Cina, anche in relazione al fatto che i margini di profitto si sono ridotti e la competizione da parte delle aziende cinesi si è fatta più agguerrita. Tuttavia, numerose aziende italiane, sia Pmi che di grandi dimensioni, continuano non soltanto a re-investire sul mercato cinese ma anche ad espandere la propria presenza. Questo si nota nell’ambito automotive, nella meccanica, nella moda e lifestyle, per citare soltanto alcuni settori”.
 
Quanto alle auto elettriche “L’Italia è interessata a collaborare con la Cina in quest’ambito, come ribadito anche dai nostri vertici politici in occasione dei numerosi incontri di alto livello sia in Italia che in Cina del 2023 e 2024. In particolare, l’impegno è quello ad attrarre qualificati investimenti produttivi cinesi in questo settore che possano costituire un volano di sviluppo innovativo per tutto il nostro sistema industriale e per la nostra filiera della componentistica legata al comparto automotive. La promozione di tale genere di partenariati industriali beneficerebbe non soltanto il nostro Paese, ma verrebbe anche incontro alla necessità delle grandi case automobilistiche cinesi di internazionalizzarsi su un mercato, quello europeo, assolutamente chiave”.
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