Draghi all’Ue: “Il debito comune è la chiave”

L'ex premier a Coimbra parla di politiche europee, Difesa, crescita economica, dazi Usa, intelligenza artificiale

Il debito comune Ue come chiave della tabella di marcia per la politica e la crescita dell’economia. Questo il ragionamento, certo non nuovo ma profondamente più pesante questa volta, che l’ex premier italiano, nonché ex presidente della Bce, Mario Draghi ha espresso intervenendo al XVIII summit Cotec a Coimbra in Portogallo.

L’anello mancante e la crescita

“L’emissione di debito comune dell’Ue per finanziare spese comuni è una componente chiave della tabella di marcia politica – dice Draghi – può garantire che la spesa aggregata non risulti insufficiente. E può garantire, soprattutto per la difesa, che maggiori spese avranno luogo in Europa e che contribuiranno all’efficacia operativa e a una crescita economica più elevata di quanto avverrebbe altrimenti”. Inoltre – continua Draghi – “l’emissione di debito comune fornirebbe l’anello mancante nei frammentati mercati dei capitali europei, ovvero l’assenza di un asset sicuro comune. Ciò contribuirebbe a rendere i mercati dei capitali più profondi e liquidi, creando un circolo virtuoso tra tassi di rendimento più elevati e maggiori opportunità di finanziamento”. Nel complesso – spiega Draghi – “questa tabella di marcia aumenterebbe la nostra crescita e, al contempo, dimostrerebbe che siamo in grado di produrre ricchezza per i nostri cittadini al nostro interno”.

I dazi e il punto di rottura

“Finora, la frammentazione politica interna e la crescita lenta hanno ostacolato una risposta europea efficace. Ma gli eventi recenti rappresentano un punto di rottura – rileva Draghi – questi cambiamenti sono in atto da diversi anni e la situazione aveva iniziato a deteriorarsi già prima dei recenti sconvolgimenti tariffari. Il vasto ricorso ad azioni unilaterali per risolvere controversie commerciali, insieme alla definitiva delegittimazione del Wto, hanno minato l’ordine multilaterale in un modo difficilmente reversibile”.

Normalità lontana, serve accordo con Usa

“Nel lungo periodo, tuttavia, è un azzardo credere che torneremo alla normalità nel nostro commercio con gli Stati Uniti – osserva Draghi – dopo una rottura unilaterale così importante in questa relazione o che nuovi mercati cresceranno abbastanza velocemente da colmare il divario lasciato dagli Usa. Se l’Europa vuole davvero essere meno dipendente dalla crescita degli Stati Uniti, dovrà produrla da sé“. Secondo Draghi “le recenti azioni dell’amministrazione statunitense avranno certamente un impatto sull’economia europea. E anche se le tensioni commerciali dovessero diminuire, è probabile che l’incertezza persista agisca come un vento contrario per gli investimenti in tutto il settore manifatturiero dell’Ue. Realisticamente, non possiamo diversificarci dagli Stati Uniti nel breve periodo. Possiamo e dovremmo cercare di sbloccare nuove rotte commerciali e far crescere nuovi mercati. Ma qualsiasi speranza che un’apertura al mondo possa sostituire gli Stati Uniti è destinata a essere delusa. Gli Stati Uniti rappresentano quasi due terzi del deficit commerciale globale di beni. Le altre due maggiori economie, Cina e Giappone, registrano anch’esse persistenti surplus delle partite correnti. Dovremo quindi raggiungere con gli Stati Uniti un accordo che ci lasci aperto un accesso”.

L’Europa ha perso terreno sull’AI

“Si dice che l’AI sia una tecnologia ‘trasformazionale’, come lo era l’elettricità 140 anni fa. Ma l’AI si basa in realtà sull’orchestrazione di almeno altre quattro tecnologie: il cloud e la sua capacità di archiviare grandi quantità di dati; il supercalcolo e la sua capacità di eseguire rapidamente un numero enorme di operazioni per unità di tempo; la sicurezza informatica, che protegge i dati in settori altamente sensibili, come scienza, difesa, sanità e finanza; e le reti e la trasmissione di dati, come 5G e 6G, fibra ottica e satelliti. L’Europa ha perso terreno nell’AI e in tutte le altre quattro tecnologie, e dobbiamo impegnarci in tutti questi settori se vogliamo recuperare terreno. Non sarebbe realistico pensare di poter colmare questa lacuna a breve ma ciò che potremmo e dovremmo fare è concentrarci su settori specifici, fondamentali per la crescita, il benessere e la sicurezza dei nostri cittadini”.

Saremo spettatori negoziato pace Ucraina

“Anche se abbiamo fornito circa la metà degli aiuti militari all’Ucraina – osserva Draghi – probabilmente saremo spettatori di un negoziato di pace che riguarda il nostro futuro e i nostri valori”.