Unicredit, da Cdm via libera con prescrizioni a Ops su Banco BPM

Unicredit, da Cdm via libera con prescrizioni a Ops su Banco BPM

La Banca: “Offerta approvata con prescrizioni non chiare”

Il risiko delle banche entra sempre più nel vivo. Dal Consiglio dei ministri è arrivato il via libera con prescrizioni all’offerta pubblica di scambio di Unicredit su Banco Bpm. È un ok ‘condizionato‘ al tentativo di scalata lanciato da parte della banca guidata da Andrea Orcel su Piazza Meda quello dato dal governo, che quindi non oppone il golden power mettendo un veto, ma esercita i ‘poteri speciali’ dicendo un ‘sì’ con dei paletti. In pratica li esercita “nella forma dell’imposizione di specifiche prescrizioni”, a “tutela di interessi strategici per la sicurezza nazionale”.

Nei giorni scorsi c’erano state indiscrezioni su un possibile via libera ‘condizionato’, condizioni – secondo i rumors – riguardanti le sedi e il perimetro dell’eventuale cessione di sportelli nel takeover di Unicredit, che ha un investimento nella tedesca Commerzbank e che ha ancora il nodo di rimanenti posizioni in Russia, nonostante il processo di riduzione della esposizione realizzato.

Nella tarda serata è arrivata la prima reazione ufficiale di Unicredit, per cui “l’Offerta è approvata con prescrizioni il cui merito non è chiaro”. Il gruppo guidato da Orcel  – informa una nota della banca – “si prenderà il tempo necessario per valutare la fattibilità e l’impatto delle prescrizioni sulla società, sui suoi azionisti e sull’operazione di M&A, relazionandosi, se del caso, con le autorità competenti”.

Intanto in queste ore, prima della notizia sul Golden power, è stato reso noto che S&P ha alzato il rating di Unicredit da BBB a BBB+ e ha migliorato l’outlook a positivo, ritenendo la banca di Piazza Gae Aulenti idonea a essere valutata con un rating al di sopra di quello sovrano.

L’offerta pubblica di scambio di Unicredit su Bpm è soggetta a condizioni che permettono al Gruppo di ritirarsi dall’operazione dopo che Piazza Meda, guidata dall’ad Giuseppe Castagna, ha cambiato i termini dell’Opa su Anima, con il prezzo rilanciato a 7 euro e la rinuncia ai vantaggi patrimoniali del ‘Danish Compromise’. Il timing previsto per l’operazione pone a fine mese la partenza dell’ offerta di Piazza Gae Aulenti su Piazza Meda, per terminare a giugno.

Con la decisione da parte di Palazzo Chigi la stagione del consolidamento bancario italiano va quindi avanti incrociandosi con i vari dossier della finanza. Dopo il sì degli azionisti all’aumento di capitale di Mps per l’Ops su Mediobanca di giovedì, è arrivato venerdì l’ok dei soci Bper per Pop Sondrio. E il direttore generale e Consigliere Delegato Mario Alberto Pedranzini della banca valtellinese solo giovedì aveva ribadito alla prima tappa del suo roadshow che la Popolare di Sondrio ha chiaro il suo obiettivo: “Avanti a modo nostro, perché questa nostra fisionomia non è, come forse qualcuno superficialmente crede, un vezzo fuori dal tempo, bensì un fattore costitutivo del nostro successo imprenditoriale e finanziario”.

Fra gli appuntamenti importanti all’orizzonte, in piena stagione di assemblee, c’è anche quello di Generali che il 24 aprile terrà la sua di assemblea degli azionisti per rinnovare il Cda. Il Leone avrà la sua assise a Trieste nel quadro delle nuove norme parzialmente entrate in vigore per il rinnovo del board. La nuova legislazione riforma il tema della governance sul piano della cosiddetta lista del Cda uscente. E il primo socio del colosso assicurativo, Mediobanca, presenta una lista con il ticket del vertice uscente, formato dal presidente Andrea Sironi e da ceo Philippe Donnet. Mentre la lista di minoranza, sostenuta dai voti di Francesco Gaetano Caltagirone e da Delfin, la cassaforte dei Del Vecchio, ha presentato una lista di sei consiglieri senza indicare né presidente né amministratore delegato. Su questa partita incombe quindi il rischio ingovernabilità, anche se c’è una terza lista. Il comitato dei gestori, vicino ad Assogestioni, ne ha presentata una con propri candidati che potrebbero risultare determinante. Un elemento decisivo poi è rappresentato da Unicredit che detiene il 5% del Leone. Un investimento definito “finanziario”, non strategico. C’è poi un altro 4% riconducibile alla banca come frutto di acquisiti sul mercato avvenuti nel tempo.

I possibili sviluppi del risiko, nello scenario cui si aggiunge il fattore dazi con gli effetti sulle borse, non mancheranno nelle prossime settimane e potranno portare a un’ estate più ‘calda’ che mai della finanza italiana.

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