Sciopero 22 dicembre, dai supermercati ai negozi: i settori a rischio stop

Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno chiamato i lavoratori a incrociare le braccia proprio a tre giorni dal Natale e organizzato cinque piazze di protesta

Oggi i lavoratori del terziario, del commercio e del turismo (che sono oltre 5 milioni di addetti) scioperano per rivendicare il rinnovo del contratto, fermo da 3 anni. Le proteste sono legate anche all’inflazione e ai salari in stallo. Dopo il brusco stop dei giorni scorsi proprio sul tema dell’incremento salariale, il tavolo di negoziato aperto con le controparti datoriali ha segnato il passo tra reciproche accuse di indisponibilità e incomprensioni.

Sono coinvolti nello sciopero i lavoratori e le lavoratrici del settore terziario, turismo e servizi, del comparto alberghiero, delle agenzie di viaggio, del settore termale, della ristorazione e della distribuzione organizzata. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno chiamato i lavoratori a incrociare le braccia proprio nell’ultima settimana che precede il Natale e hanno organizzato cinque piazze di protesta. Si tratta di tre manifestazioni interregionali a Roma, Milano e Napoli, e due manifestazioni regionali a Cagliari e Palermo.

Il “pressing” sul rinnovo del contratto è supportato anche dai sindacati confederali. Per la Cgil il leader Maurizio Landini sarà in piazza insieme ai manifestanti a Milano mentre il segretario generale aggiunto della Cisl, Daniela Fumarola, e il leader Uil, Pierpaolo Bombardieri, sfileranno con il corteo romano. I sindacati chiedono anche che nella trattativa per gli aumenti salariali si tenga conto dell’Ipca (Indice dei prezzi al consumo armonizzato), che – se applicato – porterebbe a 300 euro mensili di aumento nelle buste paga dei lavoratori. Le controparti, però, sono disposte a offrirne solo la metà.

Per quanto riguarda il settore terziario, Filcams, Fisascat e Uiltucs  puntano il dito contro il no da parte delle associazioni di settore, Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione, Ancc-Coop, Confcooperative-Consumo e Utenza e Agci-Agrital, “a riconoscere ai lavoratori incrementi retributivi in linea con l’andamento inflazionistico”. I sindacati denunciano anche “le pregiudiziali” poste da Confcommercio e Confesercenti e relative alla richiesta di “una drastica riduzione di una pluralità di istituti contrattuali quali la 14esima mensilità, i permessi retribuiti e gli scatti di anzianità”. “Attendiamo di poter riprendere al più presto la trattativa su tutti i temi oggetto di negoziazione – si legge in una nota di Federdistribuzione -, con particolare attenzione all’individuazione di incrementi salariali sostenibili, che tengano conto sia delle difficoltà dei lavoratori, in anni di inflazione crescente, sia della tenuta economica delle imprese in una congiuntura che resta complessa”.

Per quanto riguarda il comparto turistico, le accuse dei sindacati alle associazioni datoriali di settore riguardano il rifiuto “di parlare di aumenti salariali in linea con gli indici Ipca” e “una  revisione al ribasso dei livelli di inquadramento dei lavoratori, il taglio dei permessi retribuiti, la sterilizzazione degli scatti di anzianità, l’aumento dell’importo della trattenuta pasto, un maggiore ricorso ai contratti a tempo determinato, la riduzione del periodo di comporto tra malattia e infortunio e del periodo di preavviso”.