Il tentativo è quello di evitare il terzo fallimento in una settimana, dopo Silicon Valley Bank e Signature Bank
Pronto un pacchetto di salvataggio da 30 miliardi di dollari per First Republic da parte di 11 banche americane, nel tentativo di evitare che diventi la terza a fallire in meno di una settimana e di evitare una crisi bancaria più ampia.
La First Republic, con sede a San Francisco, serve una clientela simile a quella della Silicon Valley Bank, fallita la settimana scorsa dopo che i correntisti avevano ritirato circa 40 miliardi di dollari in poche ore. La Signature Bank di New York è stata chiusa domenica. Sembra che la First Republic, che al 31 dicembre aveva depositi per un totale di 176,4 miliardi di dollari, stesse affrontando problemi simili.
Il gruppo di banche che ha promosso il pacchetto di salvataggio ha confermato che altre banche, non nominate, hanno registrato ingenti ritiri di depositi non assicurati. La Federal Deposit Insurance Corporation assicura i depositi fino a 250.000 dollari per i conti individuali.
Le azioni di Republic sono scese di oltre il 60% lunedì, anche dopo che la banca ha dichiarato di essersi assicurata ulteriori finanziamenti da JPMorgan e dalla Federal Reserve.
Il pacchetto di salvataggio ha riportato alla memoria la crisi finanziaria del 2008, quando le banche sono intervenute collettivamente in aiuto delle banche più deboli nei primi giorni della crisi. Le banche si sono poi comprate l’un l’altra in operazioni affrettate per evitare che la crisi si diffondesse ulteriormente.
Giovedì le azioni della First Republic erano scese del 36%, ma sono risalite dopo la notizia che il pacchetto di salvataggio era in preparazione. Il titolo ha chiuso in rialzo del 10%.
Come parte del pacchetto di aiuti, JPMorgan Chase, Bank of America, Citigroup e Wells Fargo hanno accettato di mettere 5 miliardi di dollari di depositi non assicurati in First Republic. Morgan Stanley e Goldman Sachs depositeranno 2,5 miliardi di dollari ciascuna nella banca. I restanti 5 miliardi di dollari saranno costituiti da contributi di 1 miliardo di dollari da parte di BNY Mellon, State Street, PNC Bank, Truist e US Bank.
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