Un pacchetto Automotive con 1-2 miliardi su almeno due anni attraverso incentivi per la rottamazione e acquisto di vetture non inquinanti

 Dopo l’appello lanciato nei giorni scorsi da Federmeccanica e dai sindacati metalmeccanici sulla crisi del comparto il governo interviene sul dossier auto : una prima risposta dovrebbe arrivare già la prossima settimana, quando nel decreto contro il caro bollette su cui palazzo Chigi e ministeri lavorano no stop dovrebbe arrivare un ‘pacchetto Automotive‘ – una prima ipotesi parla di 1-2 miliardi su almeno due anni – con incentivi per la rottamazione dei modelli più vecchi e l’acquisto di vetture non inquinanti. Dell’ipotesi si è discusso nella riunione convocata ieri a palazzo Chigi, presieduta dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, con i ministri dell’Economia, Daniele Franco, del Mims Enrico Giovannini, e, in videocollegamento, con i titolari del Mise Giancarlo Giorgetti (non presente perché positivo al Covid) e del Mite Roberto Cingolani. La proposta avanzata dal Mise, a quanto si apprende, si articola su due anni, per più di un miliardo l’anno. Da un lato si propone un meccanismo di incentivi, sia con che senza rottamazione, verso i veicoli a bassa emissioni . Il 75% del fondo dovrebbe essere veicoli con emissione tra 0 e 70 grammi al chilometro, cioè gli elettrici, e il 25% per veicoli con emissioni fino a 135. Contemporaneamente si punta ad accompagnare la riconversione industriale anche attraverso i contratti di sviluppo, con un’attenzione particolare alla tutela dell’indotto.

 Il tavolo è servito anche a fare il punto sul settore concordando la necessità di trovare una strategia comune all’interno del governo tra le varie misure di sostegno gestite dai singoli ministeri. Armonizzare gli interventi e i relativi fondi, in sostanza, così da massimizzarne l’efficacia e soprattutto indirizzarli verso la stessa direzione. Nel discorso rientrano anche le risorse del Pnrr, che dedica ampio spazio alla transizione ecologica e alla mobilità.”Ultima chiamata per l’automotive. O governiamo il salto nella mobilità sostenibile o rischiamo che l’industria dell’auto faccia in Italia la fine dell’elettronica: cancellata”, ribadisce il leader della Fim Cisl Roberto Benaglia in alcune interviste, “i soliti incentivi per l’automotive non bastano più, parliamo di un settore da 96mila miliardi di fatturato, circa il 5.60 per centro del pil che rischia l’estinzione per raggiungere gli obiettivi previsti per l’Europa con il piano Fit for 55, con lo stop nel 2035 delle auto a motore termico”. Nel documento presentato nei giorni scorsi da Fim, Fiom, Uilm e Federmeccanica si parla della perdita di 73 mila posti di cui 63 mila nel periodo tra il 2025-2030. Proprio per questo è stat chiesto al governo “un incontro urgente”. Il comparto occupa un peso “rilevante” nell’economia nazionale – spiegano le parti sociali – nonostante la caduta della produzione nazionale, passata da “oltre 1,8 milioni di veicoli del 1997 ai 700.000 nel 2021, di cui meno di 500.000 autovetture. Non solo per il fatturato dell’automotive, che vale “93 miliardi di euro, pari al 5,6% del Pil”, ma anche perché nel “comparto della fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi operano oltre 2mila imprese e 180mila lavoratori e si realizza il 7% delle esportazioni metalmeccaniche nazionali per un valore di 31 miliardi di euro”.

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