Non c'è l'accordo sulle pensioni. Rinviate al 2023 la sugar tax e la plastic tax, confermati i 10 giorni di paternità

Approvato in Cdm il documento programmatico di Bilancio che andrà poi inviato a Bruxelles.

ECCO LE NOVITA’: Nella manovra, per quanto riguarda il fisco, “si prevede un primo intervento di riduzione degli oneri fiscali; il rinvio al 2023 della plastic tax e della sugar tax; il taglio dal 22% al 10% dell’Iva su prodotti assorbenti per l’igiene femminile. Si stanziano risorse per contenere gli oneri energetici nel 2022″. Lo si legge nella nota di Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri che ha dato il via libera al Dpb, Documento programmatico di bilancio. Nella manovra, “vengono previsti interventi in materia pensionistica, per assicurare un graduale ed equilibrato passaggio verso il regime ordinario”. Con la manovra “si dà attuazione alla riforma degli ammortizzatori sociali. Il congedo di paternità di 10 giorni viene reso strutturale”. Nella manovra “viene incrementato il Fondo per il Trasporto pubblico locale e vengono stanziate risorse aggiuntive per gli enti locali per garantire i livelli essenziali a regime per asili nido e per la manutenzione della viabilità provinciale”.

La proposta su quota 100 vagliata nel pomeriggio

Arriva in Consiglio dei ministri la proposta avanzata dal ministro dell’Economia Daniele Franco oggi nel corso della cabina di regia per ridisegnare quota 100, in scadenza al 31 dicembre. L’ipotesi sarebbe quella di procedere con la cosiddetto quota 102 (64 anni d’età più 38 di contributi) nel 2022 per poi arrivare a quota 104 nel 2023. Nel corso della riunione, però, i ministri leghisti si sarebbero detti contrari, manifestando – viene riferito – “qualche mal di pancia”. “La discussione è in corso”, viene spiegato.

Brambilla commenta quota 102

“Sulle pensioni occorre dare maggiore flessibilità. L’ipotesi più praticabile è quella di intervenire su tre aspetti della riforma Monti-Fornero, con interventi dai costi nulli o molto bassi per il sistema”. Lo ha detto a LaPresse il presidente di Itinerari Previdenziali Alberto Brambilla rispondendo a una domanda sugli scenari dopo quota 100. Il primo punto è “dare flessibilità in uscita, come accade nella media dei paesi europei, dove si può andare in pensione con 64 anni di età e 38 di contributi. La cosiddetta quota 102”, anche se precisa Brambilla “mi piace poco usare il termine”. E “i 38 anni devono avere un numero di anni di contribuzione figurativa limitati, per premiare le persone che hanno lavorato”, ha chiarito Brambilla. Il secondo punto è “rendere le regole uguali per tutti i lavoratori. I lavoratori contributivi puri oggi hanno regole molto sfavorevoli rispetto a chi sta andando in pensione ora. Serve la medesima flessibilità di pensionamento anche ai contributivi puri, e una pensione integrata al minimo anche per loro, che oggi non ce l’hanno”, ha dichiarato Brambilla.L’altro aspetto della riforma su cui intervenire è che “bisogna mantenere una flessibilità per quanto riguarda l’anzianità contributiva. È un errore tecnico avere indicizzato l’anzianità all’aspettativa di vita. Occorre che le aziende che hanno dei problemi nella riallocazione delle loro risorse umane non le mettano in carico alla collettività”, ha aggiunto il presidente di Itinerari Previdenziali.

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