Milano, 28 ott. (LaPresse) – La "dipendenza" di Mediobanca da Generali "è venuta molto meno negli anni", con i ricavi passati in oltre un decennio "dal 25% a circa la metà, il 12%". Lo afferma l'amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, rispondendo ai soci in assemblea. "Il gruppo – prosegue Nagel – è cresciuto talmente tanto nelle altre componenti, che l'apporto di Generali ai ricavi è andato diluendosi". Il piano d'impresa 2016-2019 prevedeva la vendita di un 3% del Leone del 13% detenuto in totale da Mediobanca, che è il primo socio delle assicurazioni triestine. "Questo piano prevedeva un certo tipo di sviluppo del capitale e del bilancio, ma siamo andati molto meglio di quello che pensavamo con gli indici di bilancio", spiega Nagel, che precisa che "da un punto di visto di andamento e norme, questi due elementi ci hanno consigliato in maniera evidente di non vendere, perché Generali dà un ottimo rendimento, il 15% sul capitale, è un investimento altamente redditizio". Secondo il banchiere, "Generali ha ancora una funzione molto positiva, venderne una quota ha senso solo se abbiamo bisogno di capitale o se possiamo reinvestire in un'attività altrettanto interessante".

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