Il sindacato rende noto uno studio che dimostra come quest'anno, meno della metà degli aventi diritto usufruirà della legge e, nei tre anni, meno del 50%. "Lo Stato risparmierà 7 miliardi: "Usiamoli diversamente"
Altro che rivoluzione del sistema previdenziale: nel 2019 quota 100 sarà un mezzo flop. Almeno secondo la Cgil e la Fondazione di Vittorio, che evidenziano come per quest'anno la formula 62+38 coinvolgerà concretamente 128 mila persone. Ben 162 mila in meno rispetto alla platea di 290 mila persone prevista dalle stime del governo. Ma c'è di più, perché la differenza è ancora più marcata se si prende a riferimento la platea prevista nel triennio 2019-2021. In questo caso, infatti, si stima che 'quota 100' coinvolgerà solo un terzo delle persone previste dal governo, 325 mila, invece di 973 mila.
Numeri netti, che rinfocolano le critiche di alcuni detrattori che da settimane parlano di numeri tiepidi per la misura bandiera della Lega. La replica del governo è affidata al Carrocciano di ferro Claudio Durigon, che conferma il suo ottimismo al riguardo. "Sono molto soddisfatto per come sta andando quota 100, l'andamento è molto, molto positivo – spiega a LaPresse – Sono arrivate circa 140mila domande, siamo in linea con le previsioni".
La stima della relazione tecnica Inps era di circa 290mila appunto, proiezione che anche il numero uno dell'istituto di previdenza Pasquale Tridico aveva confermato. Il primo aprile si è aperta la prima finestra per i dipendenti privati, con oltre 35mila pensioni già in pagamento. E' questo il settore dal quale arrivano più domande, con persone che si piazzano tra i 63 e i 65 anni di età. In linea generale quindi l'esecutivo gialloverde non sembra preoccupato dal report del sindacato, anche se Durigon tiene a precisare che le stime stime "le fa l'Inps, non il governo. Coperture e stime sono state realizzate dall'istituto di previdenza, già ai tempi di Boeri, e dalla Ragioneria di Stato".
AVANZO IMPORTANTE. Dal punto di vista finanziario la previsione Cgil ha un effetto: ci sarà un avanzo importante di risorse. Nel triennio 2019-2021, per l'insieme delle misure previdenziali prese in esame, non saranno utilizzati 7 miliardi e 200 milioni dei 21 miliardi stanziati in Legge di Bilancio. Tesoretto all'orizzonte? Questo è escluso, perché come spiega il sottosegretario al Lavoro a fine anno fiscale "tutto ciò che non si spende non si può portare nel nuovo anno, ma può essere usato per ridurre il debito pubblico".
"Con 'quota 100' siamo di fronte ad un'ulteriore provvedimento a termine, che coinvolgerà alcune migliaia di persone ma che lascia del tutto invariate le cose in prospettiva. Altro che abolizione della Legge Fornero", è la conclusione amara del segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli. Che propone invece di usare le risorse che potrebbero rimanere per una flessibilità in uscita per tutti dopo i 62 anni e interventi per lavoratori discontinui, precoci e gravosi.