Manovra, Conte in Ue con la carta francese. Tria insiste: “Risparmi per deficit”

Il ministro ha spiegato che "si stanno valutando i nuovi saldi" e che reddito di cittadinanza e pensioni potrebbero costare di meno e hanno bisogno "si qualche mese" per essere realizzate. Domani a Bruxelles con Conte

L'Italia va a Bruxelles guardando alla Francia. Dopo tanti battibecchi, è Emmanuel Macron a fornire ai gialloverdi un argomento in più al tavolo con l'Ue, intorno al quale mercoledì si siederanno il presidente Giuseppe Conte e il ministro Giovanni Tria da una parte, e Jean-Claude Juncker e Pierre Moscovici dall'altra.

Il ragionamento è semplice: per finanziare le misure annunciate dall'inquilino dell'Eliseo la Francia dovrebbe aumentare il deficit oltre il 3%. E "sarebbe inaccettabile – dice Matteo Salvini – che ci fosse un atteggiamento di un tipo nei confronti di Parigi e uno diverso nei confronti di Roma. Non voglio pensare a due occhi chiusi a favore di Macron e a sanzioni impensabili per l'Italia".

Uno schema che l'Ue prova subito a stoppare: il bilancio della Francia "verrà analizzato in primavera", ha sottolineato Margaritis Schinas, facendo notare che quelle francesi, per ora, sono solo parole. E che dall'Italia invece è già arrivato un Dpb, nero su bianco, che è stato bocciato. Proprio per questo da Bruxelles continuano a sottolineare che all'incontro Conte-Juncker servono fatti, impegni precisi.

In sostanza serve capire se e come l'Italia ha intenzione di accogliere i suggerimenti per evitare la procedura di infrazione. Tanto che, viene fatto notare da fonti governative, l'incontro potrebbe saltare se da parte italiana non si arrivasse a un accordo, sui numeri ma soprattutto politico. In ogni caso, una mancata presa di posizione del governo italiano entro mercoledì non sarebbe – è la valutazione – una tragedia perché di fatto c'è tempo fino al 19 dicembre, quando si riunirà il collegio dei Commissari, e l'esecutivo potrebbe comunque decidere di usare tutto lo spazio a disposizione. I

l mandato a trattare con l'Europa ce l'ha il premier ma la decisione, come ha sottolineato Tria, "è politica". Lui la sua idea l'ha espressa: "È chiaro che se si può trovare un accordo con l'Ue va considerato il deficit, forse è preferibile andare verso la riduzione del deficit. C'è una situazione di incertezza dei mercati e bisogna recuperare la fiducia".

Reddito di cittadinanza e quota 100 "avranno un costo inferiore a quello preventivato", spiega il ministro e "sono possibili altri tipi di risparmi e correzioni, che si stanno studiando". Tutto questo "può portare a un mutamento dei saldi oppure si possono mettere queste risorse sugli investimenti". Insomma "è possibile" evitare la procedura di infrazione, facendo "delle scelte politiche rispetto alle varie alternative".

A Palazzo Chigi si lavora senza sosta, con una serie di riunioni tecniche per valutare gli effetti e gli importi della manovra, punto per punto. Per esempio "stiamo studiando cosa fare sul piano delle dismissioni, soprattutto quelle immobiliari, perché sono quelle che contano sul deficit", spiega Tria.

Il fatto è che Conte sa fin troppo bene che stavolta non basterà il discorso sulla necessità di cambiare passo rispetto all'austerity e la nuova ricetta sulla crescita: Bruxelles vuole le cifre nero su bianco e soprattutto vuole vedere ritoccato al ribasso il rapporto deficit/Pil. "Qualcosa di nuovo c'è", assicurano fonti di palazzo Chigi.

In ogni caso "la manovra non sarà rivoluzionata", ribadisce Tria smentendo che "al Senato sarà completamente diversa. Reddito e quota 100 quindi "rimangono e potrebbero esserci delle misure aggiuntive, quello che è stato approvato non cambia".