Grazie ai nuovi investimenti in piattaforme digitali e infrastrutture, il capoluogo lombardo sorpassa Bologna, capolista del 2016
Superando Torino e Bologna, rispettivamente sul secondo e terzo gradino del podio, Milano conquista il titolo di "città più smart d'Italia", issandosi in cima alla classifica stilata da EY nell'ambito della quarta edizione dello 'Smart City Index', il rapporto che analizza i 117 centri italiani misurando la loro capacità di innovare e offrire servizi di qualità. Due le direttrici sulle quali il capoluogo lombardo ha costruito il proprio sorpasso ai danni di quello emiliano, capolista nel 2016: infrastrutture di trasporto pubblico e piattaforme digitali. "Nel settore dei trasporti immagino abbiano pesato gli investimenti che tramite Atm abbiamo fatto sulla dematerializzazione dei titoli di viaggio, che hanno subito trovato livelli altissimi di gradimento. Chi non vive qui, ora deve solo passare la carta di credito sul tornello in metropolitana senza dover cercare la tariffa giusta", osserva l'assessore alla Partecipazione, Cittadinanza attiva e Open Data della metropoli, Lorenzo Lipparini, contattato da LaPresse per un commento. "Per quanto riguarda le piattaforme – prosegue – stiamo invece lavorando a un rilancio sul lato dati, con un nuovo geoportale e una piattaforma progettata per funzionare in ottica big data, in modo da poter scambiare grandi grandi quantità di informazione con fornitori, partner e aziende". A fare la differenza è poi la forte internazionalizzazione di Milano, che partecipa a diversi network tra città come C40, dedicato al clima, e Eurocities, a tema politico, culturale, economico e sociale. "Diventa tutto più facile quando si lavora in team con le grandi capitali europee, che sono il nostro punto di riferimento", sottolinea Lipparini.
Se Torino guadagna una posizione grazie a una combinazione di banda larga, trasporto, e-government e "nuova economia", Bologna ne perde una pur confermandosi, agli occhi degli esperti di EY, la città che meglio ha saputo definire una strategia e una vision strutturate. Salgono intanto uno scalino sia Roma che Firenze, rispettivamente settima e ottava. Anche se a spiccare è soprattutto la performance delle città di media dimensione, che collocano ben cinque rappresentanti della categoria nella top ten, grazie a una traiettoria di crescita costante. Modena, in particolare, attraverso un percorso di ammodernamento delle infrastrutture e di sviluppo di piattaforme per l'erogazione dei servizi, guadagna la quarta posizione assoluta. Ma tra le prime dieci figurano anche Trento, Bergamo, Parma e Brescia. Sotto i riflettori, per il miglioramento evidente, vanno infine due realtà del Sud come Bari e Lecce, che salgono dal 40mo al 18mo e dal 52mo al 26mo posto. "Le nostre città hanno investito sulle infrastrutture abilitanti e, pur con velocità diverse, sono diventate più connesse e intelligenti, sviluppando nuovi modelli di mobilità, sostenibilità e interazione con i cittadini", afferma Donato Iacovone, amministratore delegato di EY in Italia, ponendo l'accento sul fatto che "oggi la sfida chiave delle Smart City si gioca sul piano culturale" e in particolare sulla capacità di focalizzarsi sugli investimenti con ricadute concrete.
Lo stesso rapporto conferma in questo senso come le smart city rappresentino un volano significativo per l'economa del paese. Già oggi lo sviluppo dell'Internet of Things ha generato un mercato pari a 3,7 miliardi di euro, mentre circa il 40% dei 2,5 milioni di posti di lavoro previsti nei prossimi cinque anni sarà creato proprio nelle città. Di queste posizioni, oltre 350mila saranno ad elevata specializzazione e legate ai diversi comparti della città intelligente. Anche la nascita di nuove imprese trova nelle principali aree urbane l'ambiente più fertile: circa 6mila start up e 400 tra incubatori e co-working sono collocati in contesti di medie e grandi dimensioni. Il tema, allora, diventa quello dei piccoli centri, soprattutto nel momento in cui i dati evidenziano come, per realizzare una smart city, sia necessario disporre di una massa critica significativa di risorse e di un'ampiezza di mercato che oggi sono presenti solo nelle città con più di 80mila abitanti. A tracciare la strada da seguire da qui in avanti è Andrea D'Acunto, Mediterranean Government and Public sector leader di EY. "Il nostro Paese deve guardare alle iniziative smart di successo e interpretarle come tappe di un percorso che trasformi le città in luoghi con qualità della vita crescente e a costi sostenibili", sintetizza l'esperto, sottolineando che "più del 50% delle città non ha ancora raggiunto un livello sufficiente di sensoristica e oltre l'80% non ha ancora alcuna visione strategica sui dati, che sono il nuovo motore della smart city". La posta in palio, va detto, è alta. E non solo dal punto di vista economico: la classifica 2018 conferma l'esistenza di una correlazione tra "smartness" e qualità della vita, evidente soprattutto in realtà come Milano, Bologna, Trento e Firenze.
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