Spread sale dopo lettera a Ue. In campo anche i ‘falchi’ della Bce

Le preoccupazioni per la risposta all'Ue sulla legge di bilancio 2019 fanno alzare il differenziale tra Btp e Bund

Lo spread chiude in rialzo all'indomani della lettera di risposta del governo italiano alla Commissione europea sulla manovra. Il differenziale tra Btp e Bund tedesco a dieci anni parte in netto rialzo, a 314 punti dai 303 della chiusura di ieri, per raffreddarsi leggermente nel corso della giornata e terminare gli scambi a 308 punti.

La scelta di Roma di lasciare invariate le stime di crescita e, soprattutto, sul deficit al 2,4%, non tranquillizzano i mercati e non solo. Austria e Olanda, infatti, chiedono a Bruxelles l'apertura di una procedura di infrazione contro l'Italia, che potrebbe aumentare l'incertezza nei prossimi mesi. Klaas Knot, il governatore della Banca centrale olandese considerato un 'falco' nel consiglio direttivo della Bce, ritiene che il governo italiano sia di fronte a un bivio molto chiaro: o si allinea alle regole europee o lo spread è destinato a salire ancora nei prossimi mesi. Parlando alla Cnbc, Knot sostiene che "è piuttosto pertinente sostenere che l'Italia debba essere effettivamnte conforme alla regole", anche perché "in caso contrario, il risultato sarà un aumento dello spread" con inevitavibili rischi sulla crescita e sul debito. La Bce, taglia corto Knot, non si affretterà a soccorrere un singolo membro della zona euro.

Nelle ultime settimane il differenziale sembra essersi stabilizzato nella forbice tra 290 punti e 320 punti base. Ma un eventuale aumento della tensione potrebbe spingere pericolosamente in alto lo spread fino in area 400 punti, considerato un livello critico per molte istituzioni finanziarie italiane. Nonostante il leggero miglioramento nelle ultime aste di Btp e Bot, Bankitalia ha calcolato già nei giorni scorsi in 1,5 miliardi di euro il costo aggiuntivo dello spread dal contratto di governo.

Ad ammonire l'Italia, oggi, c'è anche un altro 'falco' del consiglio direttivo della Bce, il governatore della Bundesbank, Jens Weidmann, che sostiene che il governo italiano sia legittimato ad aumentare la spesa pubblica, ma a condizione che non ne derivi un onere più elevato sul debito. "Al requisito della riduzione del debito non si deve rinunciare", avverte Weidmann, che ricorda che dall'inizio del 2019 si chiuderà anche l'ombrello degli acquisti della Bce.

 

Milano chiude in calo. Seduta altalenante per Piazza Affari all'indomani della risposta dell'Italia all'Ue con la conferma del target di deficit al 2,4% per il 2019 e anche delle stime di crescita a +1,5%. L'indice Ftse Mib ha chiuso a 19.077 punti, in flessione a -0,78%. Il governo italiano ha confermato l'impegno a mantenere i saldi di finanza pubblica entro la misura indicata nel documento di programmazione, con il livello del deficit al 2,4% del Pil per il 2019 che sarà considerato un limite invalicabile. Dal fronte macro oggi riscontri deludenti dalla Germania con Pil giù dello 0,2% trimestre rispetto al -0,1% atteso.

A Piazza Affari hanno sofferto i titoli oil (-1,30% Saipem, -0,96% Tenaris e -1,47% Eni) in seguito al crollo del 7% delle quotazioni del petrolio nella giornata di ieri (prezzi in discesa per la 12esima sessione consecutiva). Molto male anche Tim (-3,16%) all'indomani della sfiducia del cda a Genish con il mercato che teme uno scontro frontale tra Vivendi ed Elliott sulla governance con i francesi che molto probabilmente chiederanno un'assemblea per il rinnovo del cda. Oggi intanto gli analisti di Bernstein hanno tagliato il rating da outperform a underperform giudicando l'outlook sui fondamentali "più povero per il gruppo".

Tra i peggiori anche alcuni titoli finanziari: -3,19% per Poste Italiane, -1,18% per Intesa Sanpaolo e -2,15% per Banco Bpm. Infine Mediaset è in fondo al listino milanese perdendo in mattinata quasi l'8% dopo la diffusione dei conti trimestrali che hanno deluso le attese. L'utile a 9 mesi è sceso a 27 milioni. Preoccupa soprattutto l'andamento della pubblicità nei prossimi mesi. "La visibilità sull'andamento della pubblicità rimane basse e a ottobre la raccolta è scesa dell1% per il venir meno dei diritti del calcio e il trend dovrebbe essere confermato nei prossimi mesi. Sul 2019 la visibilità rimane molto bassa a causa delle incertezze per lo scenario macroeconomico". Lo scrivono gli analisti di Equita che hanno ridotto "la stima di raccolta pubblicitaria 2018 in Italia da +1,8% a +1,3% per l'effetto calcio (il quarto trimestre è atteso a -1%) e sul 2019 riduciamo dal precedente -2,2% a -3,4% (effetto World Cup e Diritti del Calcio). La stima di Ebit 2018 della integrated Tv è limata del 3% a 125 mln e quella 2019 del 9% a 225 mln". A seguito di questa analisi, Equita decide di abbassare il target price a 3,2 euro (-4%), confermando il rating hold. A fine giornata il titolo del Biscione chiude in profondo rosso a -6,88%. In difficoltà anche Mondadori, che ha chiuso i nove mesi in rosso di 181,5 milioni di euro per la rettifica del valore delle attività francesi sulle quali è in corso una negoziazione in esclusiva con Reworld Media. La casa editrice perde il 3,9%.