Spread, tregua in area 280 punti. Moscovici: “Ok a manovra? Forse 2,4% non basta”

Le posizioni più morbide del governo sul disavanzo rallentano la corsa del differenziale. Ma l'incertezza sui numeri resta alta

Lo spread, per il momento, si raffredda. Il differenziale tra Btp e Bund tedesco chiude in calo a 284 punti base, con il tasso del decennale italiano al 3,31% sul mercato secondario. Martedì sia lo spread, appena oltre 300 punti base, sia il rendimento del decennale erano ai massimi dal 2014. A far calare leggermente il termometro della febbre del debito pubblico italiano è l'esito del vertice della maggioranza di governo. Lega e M5S avrebbero deciso di ammorbidire leggermente le posizioni sul disavanzo.

Dopo l'incontro trapela da indiscrezioni che il deficit non sarà più del 2,4% del Pil per tutto il triennio dal 2019, ma che fletterebbe nelle intenzioni di Roma al 2,2% nel 2020 e al 2% nel 2021. Questo basta a ottenere da stamane una tregua sui mercati, con la Borsa di Milano che chiude in rialzo dello 0,84% e le banche che recuperano, ma non è detto né che la tregua continui né che le nuove cifre convincano Bruxelles, con cui in precedenza l'Italia si era impegnata per un deficit dell'1,6% l'anno prossimo.

La riduzione del disavanzo nei piani del governo, commenta il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, "è un buon segnale" che dimostra che "le autorità italiane ascoltano le preoccupazioni e le osservazioni" dei partner europei. Tuttavia, chiarisce l'alto funzionario di Bruxelles, un deficit al 2,4% del Pil nel 2019, pur con le correzioni degli anni successivi, "è possibile" che non valga una promozione europea della manovra, perché il cosiddetto deficit strutturale potrebbe non trovarsi "nel percorso stabilito dal Patto di stabilità e crescita".

I mercati aspettano ancora i numeri ufficiali. Il recupero di mercati e spread è ancora modesto. Se si guarda ad altri differenziali, la distanza resta molta, con la Spagna a 106 punti, la Francia a 34 punti. Mentre la Grecia, a 390 punti, non è più così lontana. "L'Italia è decisamente diversa dalla Grecia", protesta il  ministro per gli Affari europei, Paolo Savona, incontrando per la prima volta gli europarlamentari a Strasburgo. "Abbiamo un ammontare di ricchezze enorme", aggiunge il ministro ritenuto euroscettico da molti osservatori, ma che garantisce di non volere l'uscita dall'euro.