Il governatore Visco nella relazione annuale: "Misurarsi con progresso tecnologico per tornare a creare lavoro"
"La principale lezione della crisi è che gli squilibri vanno corretti tempestivamente, altrimenti prima o poi si pagano. Sul terreno delle riforme, su quello della finanza pubblica, per le banche servono passi in avanti, non retromarce". E' quanto sostiene il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, nella sua relazione annuale. "L'adeguamento strutturale dell'economia – continua – richiede di continuare a rimuovere i vincoli all'attività di impresa, incoraggiare la concorrenza, stimolare l'innovazione".
Per Visco bisogna "misurarsi apertamente con il progresso tecnologico perché non c'è alternativa se si vuole tornare a creare lavoro e benessere. Per rispondere alle sfide servono investimenti robusti in conoscenze ampie e diffuse, in competenze nuove e interconnesse, ingredienti essenziali per far fronte ai rischi per l'occupazione e attenuare le diseguaglianze che la rivoluzione digitale rischia di accentuare". "Sull'economia dell'euro pesa l'eredità di un decennio segnato da due recessioni, una causata dalla crisi finanziaria globale e l'altra da quella dei debiti sovrani, e dal rischio di una spirale deflazionistica. Alcuni Paesi sono stati particolarmente colpiti. Per l'economia italiana sono stati gli anni peggiori della sua storia in tempo di pace".
EURO. "E' un'illusione pensare che la soluzione dei problemi economici nazionali possa essere più facile fuori dall'Unione economica e monetaria. L'uscita dall'euro, di cui spesso si parla senza cognizione di causa, non servirebbe a curare i mali strutturali della nostra economia" precisa. "Di certo – continua Visco – non potrebbe contenere la spesa per interessi, men che mai abbattere magicamente il debito accumulato. Al contrario determinerebbe gravi rischi di instabilità".
EUROPA. "La governance europea del settore si è basata finora quasi solo su regole che, nella ricerca esasperata di garanzie reciproche, vincolano le scelte di ciascun paese. Ne è risultata un'Unione più forte nel proibire che nel fare" sottolinea Visco. "Anche noi a volte critichiamo regole europee di cui non siamo completamente soddisfatti o scelte di autorità europee che non condividiamo, ma non per mettere in discussione il cammino dell'Europa – aggiunge – Crediamo che uno dei problemi che la crisi ha reso evidente consista proprio nell'incompletezza della costruzione, specie nel campo economico e finanziario". E continua: "Completare l'Unione bancaria e introdurre quella dei mercati dei capitali sono chiari obiettivi immediati".
DEBITO PUBBLICO. Sul debito pubblico: "Con un tasso di crescita annuo intorno all'1 per cento, l'inflazione al 2 e con l'onere medio del debito in graduale risalita verso i valori osservati prima della crisi, un saldo primario (ossia al netto degli interessi) in avanzo del 4 per cento del Pil, sostanzialmente in linea con il quadro programmatico del governo, consentirebbe di ricondurre il rapporto tra debito e prodotto al di sotto del 100 per cento in circa dieci anni". "Con una crescita più elevata, conseguibile in un quadro di riforme incisive, di ripresa degli investimenti e con una diversa composizione del bilancio pubblico, i tempi sarebbero più brevi", aggiunge.
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