Il sistema bancario italiano non è più vulnerabile di altri

"Un voto della Gran Bretagna a favore dell'uscita dall'Ue è il rischio che ci preoccupa di più al momento. Ne stiamo già vedendo gli effetti sul mercato delle valute e delle obbligazioni". Lo afferma il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, in un'intervista realizzata da un consorzio di giornali europei, pubblicata in Italia su 'Repubblica'.

"Se ci fosse un'uscita ci sarebbe un lungo processo di negoziazione, che avrebbe sicuramente conseguenze finanziarie, anche se è difficile prevedere quanto grandi – prosegue il governatore -. Teniamo d'occhio questo rischio giorno per giorno e tutte le banche centrali, non solo la Banca centrale europea, sono pronte a intervenire con gli strumenti convenzionali che hanno: i tassi d'interesse, i repo, gli swap".

Il sistema bancario italiano è più vulnerabile agli shock di qualsiasi altro sistema in Europa? "No, non credo questa sia una buona lettura dei fatti. Prima di tutto c'è un problema nell'usare la parola 'sistema'. Ci sono molte banche in Italia, diverse fra loro". Risponde così il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, in un'intervista realizzata da un consorzio di giornali europei, pubblicata in Italia su 'Repubblica'.

Visco cita poi "un articolo nel 'Boersen Zeitung' che sottolineava quante banche buone ci sono in Italia. Ci sono poi altri casi: per esempio c'è Monte dei Paschi, una banca problematica su cui siamo intervenuti da tempo. I francesi hanno avuto Credit Lyonnais, poi c'era Dexia. Anche in Germania ci sono state banche problematiche.

"Ci sono sempre banche problematiche, ma sono problemi specifici – spiega Visco nell'intervista -. Ora abbiamo problemi con due banche in Veneto (Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca), che sono sostenute da Atlante. Abbiamo una banca problematica di base a Genova (Carige)".

"Dietro ciascuno di questi problemi, ci sono interventi da parte delle autorità di supervisione – prosegue il governatore -. Possiamo discutere su quanto tempo ci voglia a intervenire in questi problemi, sulla distribuzione di poteri tra l'autorità amministrativa e quella giudiziaria, se queste ultime possano lavorare meglio insieme. Ma, alla fine, abbiamo fatto tutti quello che dovevamo fare, in maniera appropriata. Se altri la pensano diversamente, è perché non è chiaro quali siano i reali poteri della vigilanza, o perché ci sono interessi politici".
 

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