Il Pil pro capite del Mezzogiorno è quasi la metà rispetto a quello delle regioni settentrionali
Il Pil pro capite del Mezzogiorno è quasi la metà rispetto a quello del Nord. Lo si evince dai dati del rapporto Istat 'Noi Italia', che su dati del 2014 individua una media nazionale di 25.256,7 euro. Al Sud il Pil pro capite è di 16.761,8 euro, mentre al Nord Ovest si attesta a 30.821,1 euro. Al Centro il dato è di 28.098,8 euro e al Nord Est di 29.734,2 euro. Nel 2014 nel Centro-Nord, spiega l'istituto statistico, il Pil pro capite è sceso del 10,0% rispetto al 2005; nel Mezzogiorno la caduta è stata più intensa (-11,7%). Il divario territoriale si mantiene ampio in termini di livello, con valori più bassi in Calabria e Campania (inferiori a 16 mila euro), più elevati nella provincia autonoma di Bolzano e in Valle d'Aosta, seguite da Lombardia, provincia autonoma di Trento, Emilia-Romagna e Lazio, tutte con valori superiori ai 30 mila euro.
Le ripartizioni territoriali con le quote più elevate di esportazioni sono il Nord-ovest (40,2%) e il Nord-est (31,8%); in particolare, la Lombardia (27,5%) è anche la regione con il maggior numero di operatori all'export (oltre 61 mila). Nel 2013 la quota dei consumi finali interni sul Pil è molto elevata nelle regioni del Mezzogiorno, superando il 100 per cento in Calabria, Sicilia, Sardegna e Puglia; il valore minimo si registra in Lombardia.Il prolungarsi della crisi economica ha comportato una diminuzione della quota degli investimenti sul Pil in quasi tutte le regioni; solo Basilicata, provincia autonoma di Bolzano e Molise registrano una crescita degli investimenti in termini reali.
La crescita della produttività del lavoro supera la media nazionale nel Nord (1,3%) e nelle Isole (1,4%), mentre è inferiore nel Sud (1,0%) e nel Centro (0,7%). Tutte le regioni del Mezzogiorno si collocano in fondo alla graduatoria del valore aggiunto per ora lavorata; Lombardia e Trentino-Alto Adige registrano livelli notevolmente superiori alla media nazionale.Nel 2015 quasi tutte le regioni registrano un ulteriore rallentamento dell'inflazione, con tassi compresi tra -0,2% di Emilia-Romagna, Umbria, Puglia e Sardegna e +0,5% della provincia autonoma di Bolzano. Con metà delle regioni in deflazione, il rallentamento si manifesta con maggiore intensità nel Mezzogiorno.
OCCUPATI 6 SU 10, DONNE PENALIZZATE. Nel 2015 risultano occupate oltre 6 persone in età 20-64 anni su 10, ma è forte lo squilibrio di genere a sfavore delle donne (70,6% gli uomini occupati, 50,6% le donne) come il divario territoriale tra Centro-Nord e Mezzogiorno. È quanto emerge dal rapporto 'Noi Italia' dell'Istat, che sottolinea che nella graduatoria europea relativa al 2014, solamente Grecia, Croazia e Spagna presentano tassi di occupazione inferiori a quello italiano mentre la Svezia registra il valore più elevato (74%).
Sale al 14% l'incidenza del lavoro a termine nel 2015, più alta nelle regioni meridionali (18,4%) rispetto al Centro-Nord (12,5%). Cresce di poco la quota di occupati a tempo parziale (18,5%), con una distribuzione piuttosto uniforme sul territorio nazionale. In Europa, questa modalità di occupazione è diffusa soprattutto nei paesi nordici (50,3% l'incidenza nei Paesi Bassi nel 2014), mentre lo è poco nei paesi dell'Est di più recente adesione all'Unione.
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