L'Italia dà all'Ue più di quanto le ritorni indietro. Nel dettaglio, rileva la Corte dei conti, il saldo negativo tra versamenti effettuati e accrediti ricevuti è risultato di 5,4 miliardi di euro nel 2014, in aumento rispetto ai 4,9 miliardi di euro del 2013. Nella Relazione annuale 'I rapporti finanziari con l'Unione Europea e l'utilizzazione dei fondi comunitari', la magistratura contabile sottolinea la riduzione dell'apporto italiano al finanziamento del bilancio dell'Unione (-7,5%), che non ha evitato il peggioramento della posizione di contribuente netto dell'Italia a causa di una "notevole flessione" degli accrediti ricevuti dall'Unione per la realizzazione di programmi europei (-15,1%).
L'Italia, insieme ad altri Paesi, ha dovuto inoltre continuare a farsi carico di una quota dei rimborsi al Regno Unito per la correzione dei suoi squilibri di bilancio, ovvero di circa 1,2 miliardi di euro nel 2014, con un incremento del 29% rispetto all'anno precedente.
L'analisi sul periodo 2009-2013 ha evidenziato che, per far fronte ai ritardi nell'utilizzo di tali fondi ed evitare perdita di risorse comunitarie, le Autorità italiane, d'intesa con la Commissione Ue, hanno ridotto la quota di cofinanziamento nazionale, attraverso le riprogrammazioni definite nell'ambito del Piano di Azione Coesione. In tal modo, ferme restando le risorse comunitarie attribuite, si è ridotto l'ammontare delle spese da certificare all'UE ed il correlato rischio di disimpegno automatico per gli interventi maggiormente in ritardo.
Sono stati trasferiti a favore degli interventi ricompresi nel Piano di Azione Coesione oltre 13 miliardi di euro, con una riduzione quasi interamente applicata all'Obiettivo Convergenza, beneficiario degli stanziamenti più importanti destinati a quattro Regioni del Mezzogiorno. Anche a seguito di tali interventi, l'attuazione in termini finanziari dell'Obiettivo Convergenza, finanziato con il Fondo europeo di sviluppo regionale e con il Fondo sociale europeo, risulta, al 30 giugno 2015, pari al 128,2% in termini di impegni ed al 75,9% in termini di pagamenti.
I dati al 30 giugno 2015, relativi all' Obiettivo Competitività regionale ed occupazione, finanziato con il Fesr e con il Fes, registrano un'attuazione finanziaria pari al 109,3% in termini di impegni ed all'87,9% in termini di pagamenti.
Criticità sono emerse, infine, nel settore della pesca, finanziato dal Fondo europeo per la pesca: al 30 giugno 2015 l'attuazione finanziaria in termini di impegni e pagamenti era pari rispettivamente all'85,6% ed al 62,4%.
Quanto alla programmazione 2014-2020, la magistratura contabile osserva che, l'Accordo di Partenariato tra l'Italia e la Commissione Ue, del novembre 2014, prevede che le criticità dei cicli precedenti vengano superate attraverso una programmazione più trasparente e verificabile, un monitoraggio permanente ed un supporto all'attuazione, anche grazie alla Agenzia per la coesione territoriale, i piani settoriali nazionali di riferimento nonché i piani di rafforzamento amministrativo per le Amministrazioni centrali e per le Regioni.
Con riferimento alla politica agricola comune, la Relazione registra, anche per il 2014, una soddisfacente situazione dei rimborsi comunitari all'Italia, con un saldo negativo di soli 9 milioni di euro. Nel settore lattiero-caseario si registra, invece, il mancato rispetto delle quote assegnate all'Italia e, quindi, l'applicazione di un prelievo supplementare, di 28 milioni di euro, a carico dei produttori italiani. Con riguardo al problema del recupero presso i produttori degli importi già pagati dall'Italia per gli sforamenti degli anni pregressi, il Tribunale dell'Unione, con sentenza del giugno 2015, ha ritenuto legittimo il pagamento rateale delle multe, non potendosi considerare tale agevolazione un aiuto di Stato.