Il mondo dell'industria "è cambiato moltissimo, a una velocità impressionante" negli ultimi 20-30 anni. Così Francesco Merloni, presidente onorario di Ariston Thermo, imprenditore della dinastia dell'elettrodomestico di Fabriano, in provincia di Ancona. Suo fratello, Vittorio, è stato presidente di Confindustria tra il 1980 e il 1984, nel periodo in cui fu abbattuta la scala mobile. "Un atto di grande e forte coraggio", ricorda Francesco in un'intervista a LaPresse. Quasi come il Jobs act, su cui l'imprenditore marchigiano dà un "giudizio positivo". Mentre la Indesit che era di Vittorio è passata agli americani di Whirlpool, la costola Ariston Thermo, ex Merloni Termosanitari, è ancora saldamente della famiglia e nel 2014 ha realizzato 1,34 miliardi di euro di fatturato, generato per l'89% fuori dall'Italia. Come successore di Giorgio Squinzi alla guida di Confindustria, Francesco Merloni vede bene Alberto Vacchi. "Nelle Marche abbiamo pochi voti, ma ritengo che la maggioranza si esprimerà su di lui", spiega Merloni.
Confindustria ha saputo rispondere ai cambiamenti e ha lo stesso peso di qualche anno fa?
In questo scenario complesso e dinamico, la rigidità che caratterizza generalmente le organizzazioni istituzionali non risulta un vantaggio. Confindustria non fa eccezione. Forse sarebbe stata necessaria un'azione riformatrice e di riorganizzazione più veloce e decisa.
Come giudica il mandato del presidente Squinzi?
Buono, considerando le difficoltà che ha dovuto incontrare. Sette anni di crisi economica consecutivi non sono pochi. Aver perduto circa il 25% della capacità produttiva del Paese è significativo. Aver dovuto affrontare l'aggressione delle multinazionali sulle nostre migliori imprese, ha incrinato un poco la fiducia e la consapevolezza della nostra imprenditoria.
Il Jobs act è stato varato dal governo Renzi proprio sotto il mandato di Squinzi. Cosa ne pensa della riforma del lavoro?
Il giudizio è positivo e Confindustria ha offerto un contributo importante all'approvazione del Jobs act. Dobbiamo, tuttavia, fare ancora di più per creare un'alleanza tra impresa e lavoro, rendendo coerente il mercato del lavoro alle nuove dinamiche economiche, per favorire una maggiore occupazione, soprattutto giovanile che continua a presentare dati estremamente preoccupanti.
C'è un candidato alla guida di Confindustria tra Aurelio Regina, Alberto Vacchi, Vincenzo Boccia e Marco Bonometti che ritiene sia il più adeguato per succedere a Squinzi?
Abbiamo bisogno di allargare la base dell'imprenditorialità e di dare forza allo spirito imprenditoriale. A mio avviso, Alberto Vacchi interpreta ottimamente questa esigenza. Nelle Marche abbiamo pochi voti, ma ritengo che la maggioranza si esprimerà su di lui.