Nuove misure della banca centrale cinese per contrastare il crollo della borsa di ieri, i listini europei tengono

PECHINO – La stabilizzazione dei mercati asiatici a seguito delle nuove misure annunciate dalle autorità cinesi permette ai listini europei di aprire con il segno più. Nei primi scambi, il Dax di Francoforte segna un incremento dello 0,91%, il Ftse 100 di Londra e il Cac40 di Parigi salgono dell'1,15 e dell'1,12 per cento, mentre l'Ibex di Madrid avanza dell'1,32%. Dopo il -7% di ieri, la banca centrale del dragone ha annunciato l'immissione di nuova liquidità tramite operazioni di mercato aperto e ha fissato la parità di riferimento dello yuan più in alto delle stime. Inoltre, stando ad indiscrezioni, le autorità di regolamentazione potrebbero prolungare le restrizioni alle vendite di partecipazioni da parte degli investitori istituzionali. A livello di singole performance -3,2% per la britannica Next dopo la diffusione dei dati relativi le vendite del quarto trimestre; a Parigi +1,48% per Orange e +1,33% per Bouygues dopo che la prima ha confermato di essere in trattative per acquisire la divisione tlc della seconda. In agenda macro i dati relativi l'inflazione europea a dicembre, vista in aumento dello 0,4% annuo in versione completa e di un punto percentuale in versione "core".

 

IN CINA. Giornata di sforzi per la Cina, impegnata a risollevare la fiducia dei mercati dopo il crollo delle borse di ieri. Gli analisti avvertono comunque gli investitori che i prossimi mesi vedranno altre oscillazioni violente nei prezzi. In avvio di giornata si è assistito a un calo di oltre il 2%, ma sia la banca centrale che l'autorità di regolamentazione hanno reagito prontamente, facendo sì che i principali indici recuperassero la maggior parte delle perdite iniziali. La People's Bank of China ha immesso quasi 20 miliardi di dollari sul mercato, attraverso la maggiore iniezione di liquidità dallo scorso settembre. Mentre la China Securities Regulatory Commission ha annunciato di essere al lavoro su nuove regole per ridurre le vendite di azioni da parte dei principali azionisti delle compagnie quotate.

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