Borsa, Piazza Affari chiude piatta: bene Telecom, male l’Eni

Milano, 7 dic. (LaPresse) – Prima seduta della nuova settimana senza sussulti per Piazza Affari che nel pomeriggio a ritracciato dopo un avvio a spron battuto sull’onda del rally di venerdì scorso di Wall Street che ha segnato un balzo di oltre il 2% grazie alle positive arrivate dalle non farm payrolls. Nell’ultima parte di seduta l’umore dei mercati è stato condizionato dal nuovo sell-off sul petrolio scivolato ai minimi a circa 7 anni con conseguenti vendite sul settore energetico. In chiusura l’indice Ftse Mib ha così segnato una variazione di 0,07% a 22.037 punti. Dal fronte macro è arrivata la lettura inferiore alle attese della produzione industriale tedesca salita solo dello 0,2 per cento a ottobre rispetto al +0,7% atteso dagli analisti.

A Piazza Affari in prima fila diversi testimonial del lusso con Salvatore Ferragamo (+2,87%) e Luxottica (+1,85%) nelle posizioni di testa. Molto bene anche Fca (+1,72%). Gli analisti di Equita hanno posto l’accento su quanto detto da Marchionne in una presentazione tenuta a Londra, esplicitando alcune possibili variazioni del piano che arriveranno a gennaio, con l`obiettivo di vendite di Jeep al 2018 che dovrebbe passare da 1,9 a 2 mln di vetture, mentre per Alfa Romeo è confermato il target a 400 mila unità. Forti acquisti su Telecom Italia (+2,14%). Sul mercato si è tornato a guardare alla possibilità che il dossier Telecom venda aperto anche da Orange. A rimarcarlo è oggi l’inserto settimanale Affari & Finanza di Repubblica che rilancia le ultime indiscrezioni che vedono Orange aver affidato a due banche d’affari, Bnp Paribas e Morgan Stanley, lo studio del dossier per un’eventuale operazione.

Nuovi massimi storici per Yoox Net-a-porter arrivata fino a 36,78 euro nel corso della seduta, a livelli quasi raddoppiati rispetto a quelli di inizio anno. In affanno invece i titoli oil (-2,46% Eni, -2,32% Saipem) che pagano il nuovo calo del petrolio con il Wti che è arrivato a cedere circa il 5% nel pomeriggio. Pesa ancora la decisione dell’OPEC di non ritoccare al ribasso il target di produzione rimasto pari a 30 milioni di barili al giorno.